Coronavirus, la ricetta del consulente

In questi giorni particolari, invochiamo da più parti il massimo senso di responsabilità e lo pretendiamo dalle istituzioni e da noi stessi. Pur in presenza di diverse ricette per la gestione della crisi, sia sanitaria sia economica, che rischiano di disorientare le persone, registriamo una notevole convergenza di intenti dalla politica e risposte pressoché univoche dalla cittadinanza. La categoria che più è esposta sul fronte sanitario sono i medici, gli infermieri e tutto il personale che lavora alla protezione della salute pubblica ed a cui va il nostro incondizionato ringraziamento. Altri professionisti del settore, come gli psicologi, si sono messi a disposizione per la tutela della salute delle persone, scosse emotivamente dal contesto critico che attraversiamo.

In questa cornice, mutatis mutandis, mi piace inserire anche i consulenti finanziari che “curano” il rapporto con il risparmiatore loro cliente e che proprio in situazioni ansiogene, in quanto ad intensità ed incertezza, possono consolidare, non solo la loro relazione professionale, ma innalzare il proprio profilo reputazionale pubblico. A condizione che abbiano sviluppato in questi decenni di attività quella consapevolezza del ruolo di “architetti delle scelte” degli investitori, per dirla alla Richard Thaler, che si misura con un’attività di consulenza, che riduca al minimo il rischio di scelte sbagliate od improvvide e che anzi indichi le eventuali opportunità da sfruttare, interpretando anche per questa via una loro funzione “sociale”, poiché portatori sani di educazione finanziaria. È vero che ogni nuova crisi sembra diversa da quelle precedenti, soprattutto per quello che riguarda le cause, ma è viceversa molto simile per quello che riguarda le conseguenze nel breve ed i successivi sviluppi nel tempo.

Trovo abbastanza comprensibili alcuni commenti negativi, ispirati alle decisioni prese dalle istituzioni bancarie e finanziarie, sia nazionali sia europee, rivelatesi dannose per i mercati globali. Tuttavia, esse fanno parte della cronaca. Poi, inesorabilmente le reazioni dei vari stakeholder, tendono a convergere verso altre decisioni, cioè a risposte concrete, che riportano il mercato in condizioni di “normalità”, ammesso che questa definizione abbia un senso alla nostra epoca. In ogni caso, verosimilmente, l’insorgere e la diffusione dell’epidemia, poi innalzata a pandemia, è stato il pretesto iniziale per la correzione dei mercati azionari di tutto il mondo, che molti attenti commentatori immaginavano accadesse, persino auspicavano, avendo le quotazioni raggiunto livelli insostenibili, dopo una cavalcata durata mediamente oltre dieci anni.

Il caso e la necessità? Poi, rapidamente (ecco l’intensità e la velocità del crollo che sconcertano, ma non sono del tutto nuovi, sia in discesa che in salita) il tutto si è tramutato in aspettative di recessione, che nel breve non fanno certo bene all’economia ed al difficile superamento degli squilibri nazionali e internazionali sia dei bilanci pubblici, sia dell’occupazione, sia del PIL. Ma qui entriamo in un ambito di analisi macroeconomia che esula da queste mie brevi riflessioni.

Dunque, il ruolo del consulente finanziario non è tanto quello di subire la notizia, soprattutto se negativa, quanto quello di inquadrare i fatti che accadono e ricondurli, razionalmente, all’interno di un approccio interdisciplinare, che deve coniugare l’essere esso stesso uno degli attori in campo, quindi portatore di interessi propri come ogni lavoro e professione e dall’altro quello di guida affidabile per l’investitore, per la cura dei suoi interessi ed il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Gli strumenti che abbiamo a disposizione rimandano all’applicazione di un metodo di investimento, di una disciplina comportamentale e di una presenza autorevole con il proprio cliente. Altrimenti, non siamo credibili, quando parliamo di pianificazione, di diversificazione, di correlazione, di monitoraggio, di assistenza, di responsabilità sociale, di gestione del rischio e tanto altro ancora.

Competenzaautorevolezza e adattabilità sono requisiti indispensabili per svolgere la nostra professione, e non solo la nostra. Cerchiamo di esserne all’altezza.

*Maurizio Bufi è presidente dell’Anasf

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