Coronavirus, anche Re Dalio soffre

Il Coronavirus graffia anche il più grande hedge fund manager globale e lo spinge a un inedito “outing”. Ray Dalio (nella foto) Ray Dalioche a capo di Bridgewater Associates con masse per 160 trilioni di dollari è il maggiore gestore alternativo del mondo e che nei mesi scorsi aveva scommesso 11 miliardi di euro sulla discesa delle borse europee (vedi notizia), deve registrare perdite anche nei suoi fondi. Così Dalio, con un’insolita trasparenza, ha deciso di condividere in un post su LinkedIn i risultati dei prodotti che abitualmente vengono comunicati solo ai suoi investitori. 

“I risultati delle performance – dice il numero uno di Bridgewater – sebbene deludenti, sono coerenti con precedenti periodi di scarso rendimento che prevediamo accadano circa una volta ogni 10-15 anni in circostanze straordinarie. Inoltre, i processi di controllo del rischio che abbiamo avviato stanno funzionando come previsto, riducendo le nostre perdite rispetto al mercato e a molti altri gestori”. I fondi Bridgewater sono di due tipi: uno di mix strategico di allocazione degli asset, chiamati All Weather e l’altro con fondi denominati Pure Alpha che operano a diversi livelli di rischio e rendimento attesi e talvolta sono combinati per creare fondi ibridi. A venerdì scorso, dice Dalio, i risultati netti dell’anno sono stati i seguenti: i fondi All Weather sono scesi tra il 9% e il 14%, i Pure Alpha tra il 7% e il 21%. “Cosa penso di queste performance? – si chiede l’hedge fund manager nel post -Anche se non è quello che vorrei, è coerente con quello che mi sarei aspettato dalle circostanze. Il Coronavirus è una pandemia arrivata rapidamente e ci ha colpito nel momento peggiore possibile perché avevamo una posizione lunga nelle nostre strategie, posizionate per sfruttare la liquidità nel sistema finanziario. Inoltre i livelli dei tassi di interesse erano bassi rispetto ai rendimenti attesi di altre attività e non c’erano segni immediati di declino economico”. “Abbiamo iniziato a monitorare il Coronavirus – continua Dalio – a gennaio scorso. All’epoca abbiamo discusso se avremmo dovuto deviare dai nostri sistemi sottoposti a stress test per sovrascriverli in base a ciò che stavamo vedendo e abbiamo deciso di non farlo perché credevamo di non doverlo fare. Abbiamo anche pensato che questo sarebbe stato un altro dei tanti altri grandi rischi sconosciuti che avevamo già progettato per gestire con lo scopo di limitare le nostre perdite a importi tollerabili”. 

Il numero uno di Bridgewater osserva che “questo è solo un altro dei tanti grandi shock che abbiamo attraversato nei nostri 45 anni di vita. Non abbiamo incontrato molti di questi momenti, come il crollo del sistema monetario nel 1971, gli shock petroliferi del 1971 e del 1973, la fiammata dell’inflazione e la crisi del debito del 1980-83, lo scoppio della bolla dot-com, l’attacco del World Trade Center e la crisi finanziaria del 2008”. E a proposito dell’anno d’inizio della grande crisi finanziaria Dalio ricorda con orgoglio che in quel periodo “abbiamo guadagnato molti soldi quando la maggior parte degli altri ne ha perso enormi quantità, perché “siamo stati in grado di adattare i nostri portafogli e conseguentemente produrre grandi performance nel 2010 e nel 2011”. Sarà così anche questa volta?

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