Consulenti, qui ci vuole un bel testimonial

Le statistiche dell’Ocf parlano chiaro: il 48% dei consulenti finanziari ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni, il 34% tra i 40 e i 49 anni. Anche se negli ultimi anni ci sono timidi segnali di un’inversione di rotta, l’età media dei nuovi iscritti all’Ocf è di 42 anni.

Per questo l’industria si interroga da anni sul tema del ricambio generazionale. Quello della rigenerazione della professione è un tema che riguarda tutti i settori che si avviano alla maturità e il mondo della consulenza finanziaria ha appena superato la soglia dei 50 anni. Da questo punto di vista il settore della consulenza finanziaria è vittima del suo stesso successo. Quasi tutte le reti hanno chiuso il 2019 con numeri mai raggiunti prima. In 15 anni il patrimonio gestito dai cf è più che triplicato (da 180 a oltre 600 miliardi) e gli investitori italiani serviti da un consulente sono passati da meno del 10% al 15% della popolazione bancarizzata di cui oltre un quarto relativo a clienti private. Ma non è tutto oro quello che luccica, la riduzione dei margini sui prodotti del risparmio gestito e i tassi negativi hanno contribuito ad alzare l’asticella del portafoglio medio al di sotto della quale la professione non è più sostenibile.

Portafogli sempre più grandi
Le reti sono più selettive, si cercano e si valorizzano i consulenti finanziari con portafogli importanti e diversificati, quelli con portafogli sotto la media e concentrati sul risparmio amministrato stanno soffrendo. Detto in altri termini il lavoro del consulente finanziario sta diventando più complesso e meno facile da intraprendere. Inoltre c’è anche un tema di saturazione del mercato, per due motivi. Il primo è che il numero dei clienti upper affluent e private, oggi il target elettivo dei consulenti finanziari, non cresce a ritmi tali da ipotizzare un raddoppio della loro base numerica, quanto piuttosto l’aumento dello share of wallet sugli stessi clienti, che ovviamente avvantaggia chi i clienti li ha già. In secondo luogo, in Italia abbiamo un grandissimo stock di risparmio ma i flussi reddituali sono meno significativi. Il che, tradotto, significa meno nuovi ricchi e soprattutto meno giovani ricchi. Detto questo, la capacità di attrarre giovani talenti rimane una sfida, soprattutto da parte di un settore, quello bancario e finanziario, che nel suo complesso non gode ultimamente di ottima fama. Si affermano nuove professioni, l’influencer o lo startupper, viste come molto più attrattive e, forse a torto, di più facile portata. Basti pensare alla tanto citata generazione dei millennial, che comprende ragazzi dai 24 ai 39 anni, che è nata e cresciuta con il mito delle startup e della successiva vendita o quotazione: il 44% degli italiani di età compresa tra i 25 e di 35 anni ha come obiettivo primario quello di realizzare una propria startup con la prospettiva di venderla al miglior offerente dopo qualche anno e solo il 7% dichiara che vorrebbe lavorare in banca (fonte: Finer® Finance Mirror, n.d.r.). A ben vedere le professioni oggi più in voga tra i trentenni hanno dei veri e propri ambasciatori, dai miti di Oltreoceano quali Mark Zuckerberg, Larry Page, Sergey Brin per arrivare ai nostri campioni nazionali (da Vincenzo Di Nicola a Chiara Ferragni).

Il valore della professione
Nel mondo della consulenza finanziaria non mancano certo le eccellenze sia tra i fondatori delle reti, tra chi le governa e tra chi in esse vi lavora come consulente finanziario. Le migliori reti dei consulenti finanziari possono poi contare su piattaforme e servizi digitali all’avanguardia e molto attrattive per i giovani. Trovare un testimonial che esprima il valore della professione, la centralità della figura del consulente finanziario e quanto questa possa oggi contare su un ecosistema unico nel panorama bancario italiano potrebbe essere una soluzione. Cercasi dunque e disperatamente un testimonial.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!