Banca Mediolanum, Doris non molla e rilancia

“Nella storia, dopo ogni crisi, c’è sempre stata una ripartenza: sarà così anche questa volta”. Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, è un ottimista per natura, come il padre Ennio che è una figura iconica del self made man alla italiana. E anche nel momento più buio della crisi causata dal coronavirus – intervistato da Zornitza Kratchmarova all’interno del format Wake Up Innovators Restart a cura di Connexia – ha voluto recapitare un messaggio di fiducia.

L’ad di Mediolanum ha parlato a 360 gradi, toccando vari argomenti: dalle misure anti-crisi fino al brillante dato della raccolta netta di marzo. “In questo momento, i nostri uffici sul territorio sono chiusi al 90%”, racconta Doris, “i nostri family banker lavorano a distanza con computer e telefono, ma nonostante questo stanno facendo un lavoro egregio con un dato di raccolta che ha raggiunto quota 1,4 miliardi di euro. Ci ha aiutati l’offerta sul conto deposito di Mediolanum al 2%, ma anche sul fronte degli investimenti, campo dove in molti hanno registrato deflussi, noi abbiamo avuto dati positivi”.

Evidentemente i family banker devono aver trovato la chiave giusta con i risparmiatori, in questo mare di incertezza: “Io al contrario ho diverse certezze in questo momento”, spiega Doris, “le crisi arrivano sempre e quando lo fanno il motivo non è mai lo stesso. Ora c’è il coronavirus, in passato c’è stata la crisi del debito degli stati, prima ancora Lehman Brothers, la bolla dot-com e le Torri Gemelle. In tutte queste crisi, i mercati sono caduti e poi si sono ripresi. Ora accadrà esattamente la stessa cosa. Sono convinto che ne usciremo e che questa sia un’occasione straordinaria per investire”.

Intanto il governo ha annunciato le misure del decreto liquidità, il meccanismo di garanzia statale che dovrebbe permettere a imprese e partite iva italiane di ottenere prestiti agevolati e veloci dal sistema bancario. Un provvedimento che potrebbe celare alcune insidie in un Paese molto indebitato come l’Italia, soprattutto se in molti non si trovassero in condizione di restituire i prestiti: “Sicuramente ci sarà qualcuno non in grado di restituire il denaro, ma questo accade normalmente”, risponde Doris, “e con le garanzie statali al 100%, questo potrebbe accadere un po’ di più. Diverso il discorso sulle garanzie al 90%, dove le banche staranno un po’ più attente. Ma il fatto che qualcuno possa sfruttare male, o approfittare dei prestiti, è una conseguenza minima rispetto agli effetti benefici che questa misura può portare. Distruggere l’economia per prevenire la disonestà di pochi furbi, non sarebbe saggio”.

Anche in sede europea è in corso una disputa sui Coronabond, i titoli di debito congiunto a garanzia di tutti i Paesi dell’Unione europea. Un’eventualità che è sostenuta con forza da Paesi come Italia, Spagna e Francia, ma osteggiata da altri come Germania, Olanda e Austria. “Io credo che i coronabond siano un atto di civiltà”, è l’opinione di Doris, “ma penso che una soluzione verrà trovata comunque. Governi come quelli di Olanda e Austria cederanno un po’ e si faranno carico dei guai di Italia, Francia e Spagna. Se non si fanno atti di solidarietà all’interno dell’Europa, questa salta ed è destinata a sparire”.

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