Mossa (Banca Generali): “Così abbiamo vinto nel digitale”

Un riconoscimento per l’utilizzo delle tecnologie digitali nei servizi di wealth management. A riceverlo è stata Banca Generali,  con la presentazione de “L’evoluzione del Wealth Management: tra Digital e Open Innovation”,  un’analisi è stata condotta dal Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari (Cetif) dell’Università Cattolica di Milano. L’obiettivo del lavoro era  analizzare lo stato evolutivo del wealth management italiano nel confronto con le best practice internazionali. I risultati sono stati illustrati nell’ambito del convegno online, tenutosi in diretta streaming sulla piattaforma Lifesize dell’Università Cattolica, che ha visto gli interventi di Federico Rajola, professore Ordinario di Organizzazione Aziendale e di Project Management e direttore del CeTIF, Carlo La Rosa, research manager del CeTIF,  Nadia Linciano, head of Economic Studies di Consob e Gian Maria Mossa, amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali.

Tra i modelli analizzati, quello di Banca Generali è risultato il più avanzato nel panorama nazionale del digital wealth management per aver attuato, già dal 2013, “una strategia di trasformazione digitale a supporto della relazione cliente-consulente che ha portato alla realizzazione di un ecosistema d’architettura aperta seguendo una logica di open innovation che oggi la pone ai primi posti nella scelta sia della clientela private che dei consulenti finanziari”.

Gian Maria Mossa (nella foto), amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali, ha dichiarato: “L’analisi presentata oggi da Cetif dimostra come la digitalizzazione sia sempre più pervasiva nel settore del risparmio tanto da influenzare in maniera sempre più profonda anche un ambito tipicamente più tradizionale come il wealth management. Gli esempi che ci arrivano da alcune esperienze internazionali, in particolare nei Paesi anglosassoni, dimostrano, però, come ogni tentativo di disintermediare la figura del professionista di fronte a bisogni più complessi abbia avuto esiti poco confortanti, non riuscendo a compensare con il solo contributo della tecnologia le complessità che arrivano dalle dinamiche patrimoniali delle famiglie. Come Banca private, abbiamo puntato da tempo su un modello di open banking in grado di confrontarsi con le migliori best practices tecnologiche cercando di integrare nel nostro ecosistema digitale le piattaforme più funzionali al lavoro dei nostri banker. Nel futuro del private banking vediamo dunque sempre la relazione di fiducia tra il professionista e la clientela con la tecnologia che gioca un ruolo sempre più rilevante nell’offrire opportunità e qualità al servizio

Il direttore del Cetif, Federico Rajola, ha commentato: “Il costante sviluppo della tecnologia negli ultimi decenni ha gettato le basi per la creazione di nuovi business che hanno irrimediabilmente cambiato le nostre abitudini. Oggi anche il settore del Wealth Management sta iniziando ad essere investito da questa ondata di cambiamento con i principali operatori che si trovano a fare i conti con l’avanzata della digitalizzazione. Per vincere questa sfida, è fondamentale sviluppare modelli che tengano sempre al centro le esigenze del cliente”.

La presentazione dell’analisi di  Cetif stata anche l’occasione per illustrare i risultati dell’edizione 2020 del Wealtech Index, l’indicatore per analizzare e misurare nel tempo i driver di innovazione che stanno plasmando i modelli di business degli operatori finanziari italiani. Dall’analisi condotta dall’Università Cattolica, emerge in particolare come i cambiamenti radicali nel patrimonio gestito stiano spingendo le banche tradizionali a nuove proposizioni di business con un focus particolare sull’innovazione. Per il futuro, il modello preferito sembra essere quello dell’omnicanalità, ovvero dell’implementazione di piattaforme multicanale che permettono la fornitura di servizi globali favorendo una customer journey completa per il cliente.

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