Banche, la bomba che sta per esplodere

Per gestire le conseguenze immediate della crisi sanitaria sull’economia, molti governi hanno introdotti regimi di moratoria sul rimborso dei prestiti e aiuti finanziari alle aziende. Tuttavia, come insegna la storia delle passate crisi, le tensioni sul credito bancario si manifestano e raggiungono il picco in ritardo rispetto all’emergere della crisi stessa e, per alcune banche, già ora emergono tensioni nei rimborsi per più del 10% dei loro prestiti, situazione che richiede sofisticate capacità di monitoraggio e adattamenti degli strumenti e delle strategie di intervento.

Considerate le previsioni sui principali indici macroeconomici e, in particolare, sulla variazione del PIL e del tasso di disoccupazione, quando gli effetti degli interventi governativi (moratorie e crediti garantiti) finiranno e dovranno riprendere i pagamenti, l’entità delle inadempienze sui prestiti potrebbe essere in linea e, per alcuni paesi, superare quella delle crisi finanziarie del recente passato. Infatti, il blocco della domanda e dell’offerta di questi mesi ha danneggiato gravemente sia le piccole e medie imprese sia le grandi aziende, il che potrebbe far presagire un numero considerevole di fallimenti con la conseguenza di un aumento dell’esposizione non performing per le banche. Ciò solleva lo spettro di una crisi di solvibilità per quelle banche la cui patrimonializzazione è più bassa.

“Analizzando lo stock di non performing loans e i trend storici rispetto alle variabili macro-economiche, Bain & Company stima che per i paesi analizzati a livello globale gli NPL saranno in linea o maggiori rispetto alla crisi finanziaria del 2008. In particolare, in Italia, stante le attuali previsioni di delta PIL degli organi nazionali e internazionali, i tassi di default nel 2021 potrebbero arrivare a oltre 5 volte rispetto a quanto osservato nel 2019, raggiungendo picchi di oltre il 10% per le imprese. Questo vuol dire che in un solo anno lo stock di non performing loans potrebbe arrivare a livelli paragonabili al 2014, anno in cui si erano cumulati gli NPLs derivanti dai 5 anni precedenti di crisi economico-finanziaria.”  spiega Giulio Naso, Partner di Bain & Company.

Quanto tale ondata di non performing loans renderà vulnerabile il sistema finanziario è fortemente dipendente dalla situazione del singolo paese o area geografica.

Ad esempio, le previsioni per la Cina fanno emergere stime per uno stock di NPLs superiore di oltre 20 volte quello del 2008, in quanto il debito residenziale e aziendale ha alimentato gran parte della rapida espansione economica del Paese nell’ultimo decennio. Tuttavia, la Cina potrebbe essere meno vulnerabile di altri Paesi perché il governo potrebbe avere maggiori possibilità di intervenire a supporto delle banche, anche cancellando i loro debiti in deteriorato e sostituendoli con il debito pubblico. In altri Paesi, invece, gli organi di governo potrebbero essere riluttanti a ripetere le conversioni del debito bancario in debito pubblico effettuate nel corso della scorsa crisi finanziaria.

In Europa il livello di patrimonializzazione delle banche è più elevato di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2009 e presenta buffer importanti anche grazie agli interventi effettuati da BCE (dividendi e regulatory release). Tuttavia, come da stime EBA, gli impatti sul capitale potranno essere superiori ai 300 miliardi di euro e alcune banche, meno capitalizzate, potrebbero entrare in forte difficoltà. Inoltre, tale situazione influenzerà significativamente la redditività degli istituti: già oggi il 42% degli istituti europei non è in grado di ripagare il proprio costo dell’equity; questo numero è destinato ad aumentare significativamente in assenza di interventi strutturali” continua Giulio Naso.

La riduzione dell’esposizione a crediti in sofferenza sarà una sfida importante per la maggior parte delle banche, su diverse dimensioni. Le banche con un elevato livello di NPL e con requisiti patrimoniali bassi, hanno limitata capacità di aumentare gli accantonamenti e di assorbire le perdite derivanti dalla loro vendita, o di effettuare nuove erogazioni.

“Per le banche diventa essenziale intervenire sull’intera piattaforma del credito gestendo in modo adeguato i supporti governativi ed evolvendo l’intera credit value chain: dai modelli di intercettamento e gestione preventiva, alle strategie di intervento e deleveraging del deteriorato. Parallelamente è necessario effettuare profonde riflessioni su tutte le componenti del business model in modo da accelerare la ripresa della redditività: la storia dimostra che chi interviene in modo adeguato nei momenti di crisi è destinato a ricoprire un ruolo da “winner” negli anni successivi.” conclude il Partner di Bain & Company.

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