Consulenti Fineco, quanti clienti in condivisione

Alessandro Foti (nelal foto), amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank, ha appena chiuso una semestrale coi fiocchi: l’utile della banca è infatti aumentato su base annua del 30% circa, i ricavi di quasi il 26% mentre la raccolta netta ha superato i 4,7 miliardi di euro (+40% in 12 mesi), grazie anche all’impegno della rete dei consulenti finanziari che, sempre da gennaio a giugno, hanno registrato flussi netti positivi per 4,1 miliardi, benché l’Italia intera sia stata a lungo paralizzata per il lockdown (clicca qui per leggere l’articolo sulla semestrale di Fineco). “Anche le altre banche-reti hanno dato prova di resilienza durante i difficili mesi che abbiamo alle spalle, ma posso dire con orgoglio che nessuno è riuscito a crescere come noi”, afferma Foti, che racconta anche come i  financial advisor di Fineco stiano sviluppando un programma già annunciato lo scorso anno: la gestione congiunta di alcuni clienti, con la nascita di veri e propri team tra i consulenti finanziari della banca.

Come sta andando questa iniziativa?

Direi benissimo, nella nostra rete sono già nate spontaneamente decine di team di consulenti, che collaborano assieme per la gestione congiunta di alcuni clienti, in modo da offrire loro un servizio migliore, che integra assieme diverse competenze.  Riguardo la nostra rete posso dire con soddisfazione anche un’altra cosa: stiamo riscontrando grande interesse da parte di professionisti di altre realtà. Si tratta di consulenti che operano nel mondo delle banche tradizionali ma anche in altre reti concorrenti e che considerano Fineco un possibile approdo.

Perché, secondo lei, c’è molto interesse?

Un elemento fondamentale è a mio avviso la tecnologia. Oggi più che mai i consulenti finanziari sanno che c’è bisogno di una piattaforma tecnologica avanzata e sanno che Fineco ha sempre avuto su questo fronte uno dei suoi punti di forza: sia nella capacità di dialogare con i clienti attraverso i canali digitali, sia nel mettere a disposizione dei consulenti strumenti innovativi, che permettono di accrescere la produttività dei financial advisor. Dopo i mesi del lockdown e di fronte alla pandemia del Covid-19, credo che nessuno oggi possa più negare l’importanza delle tecnologie digitali.

A proposito di pandemia: oggi milioni di italiani stanno ancora lavorando da casa con lo smart working e sono in tanti a pensare che nulla tornerà come prima. E’ d’accordo?

Anche nella nostra azienda abbiamo fatto una riflessione approfondita sul tema. Di sicuro, questa emergenza ha reso evidente che c’è la possibilità di lavorare in maniera eccellente anche senza essere all’interno sede dell’impresa. Per questo daremo la possibilità ai dipendenti di operare con la massima frequenza anche a distanza, garantendo per esempio la presenza soltanto per qualche giorno a settimana. Due cose importanti vanno sottolineate: in primo luogo, tale scelta deve essere facoltativa, poiché non è affatto escluso che vi siano diversi dipendenti che preferiscono lavorare nelle forme più tradizionali; in secondo luogo, non è ipotizzabile un lavoro dei dipendenti completamente da remoto, senza che vi siano occasioni di incontro e confronto tra colleghi. In tal caso, infatti, verrebbe meno quello spirito di coesione e di attaccamento all’azienda che è sempre salutare in un ambiente professionale. Ovviamente, le considerazioni che ho appena fatto per i dipendenti, sono un po’ diverse quando parliamo dei consulenti finanziari.

In che senso?

Quella del financial advisor è per sua natura una professione che viene svolta spesso in mobilità. Ciò non significa, tuttavia, che le tecnologie digitali non siano importanti per i consulenti. Anzi, come dicevo prima, è necessario rendere efficace al massimo anche il dialogo a distanza con i clienti, in modo che il rapporto con il loro financial advisor sia sempre solido, costante e flessibile allo stesso tempo, anche nei momenti di emergenza come quelli che abbiamo vissuto nei mesi passati.

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