Consulenza made in Italy, un modello da rispettare ed esportare

Consob ha recentemente posto in consultazione una parte del Regolamento Intermediari (qui l’articolo), relativamente i requisiti di conoscenza e competenza del personale.

La materia in discussione ed il momento stesso in cui viene proposta meritano particolare attenzione da parte di tutti i portatori d’interesse.

La direttiva Europea del 2014 (Mifid 2), come ben sappiamo, ha richiesto che sia garantito e dimostrato il possesso delle conoscenze e competenze necessarie non solo per la prestazione del servizio di consulenza, ma anche per fornire informazioni alla clientela su strumenti finanziari o servizi d’investimento.

La Consob adesso, opportunamente, propone un momento di verifica, anche in seguito ad ulteriori sollecitazioni sopraggiunte nel frattempo da varie Istituzioni Europee.

Qualsiasi siano le osservazioni ed i contributi che si volessero apportare alla Consultazione, certamente emergono alcuni elementi che appaiono imprescindibili nella valutazione della materia.

Intanto sono notevoli i motivi di soddisfazione quanto agli obiettivi finora raggiunti in tema di efficienza e di tutela del mercato.

Avere costruito un sistema che, ponendo al centro proprio le esigenze dei risparmiatori, ha puntato sull’effettiva qualificazione delle competenze e sulla loro continua verifica, è stato un risultato per nulla scontato di cui tutti -regolatori, industria, associazioni, operatori- possono andare fieri.

Approfittando quindi della consultazione, è il momento adesso per ribadire gli enormi meriti di un modello vincente che non deve essere assolutamente appesantito, ampliandone invece, semmai, gli spazi di autoregolamentazione.

Le rigidità ed i vincoli potevano andare bene, forse, in fasi diverse; ci avviamo decisamente verso la maturità di una professione che ha bruciato le tappe in pochi decenni, divenendo il nostro un modello unico, da esportare. Quindi spazio a maggiore autonomia nelle scelte puntando senza timori ad una snella regolamentazione per principi.

Affidare agli Intermediari, con il continuo confronto con le Associazioni, la responsabilità delle modalità e dei contenuti è la strada da percorrere, evitando interventi invasivi non sempre efficienti e spesso soltanto onerosi.

Sul tema della formazione, tra le righe dei documenti proposti, fa capolino anche un richiamo alla “certificazione” che dovrà sforzarsi però di compiere un definitivo passo in avanti, in alternativa perderà appeal e verrà confinata purtroppo tra gli orpelli inutili.

Da ultimo, ma forse primo per importanza, risulta necessario collegare tutte le riflessioni e le proposte con il momento che stiamo vivendo e con quanto probabilmente accadrà prossimamente, ovvero un possibile sbocco verso nuove modalità di relazione con la clientela per decine di migliaia di dipendenti.

È qui che si giocherà la partita più importante che potrà essere vinta da tutti, intermediari, professionisti e risparmiatori, mantenendo decisamente alta l’asticella delle competenze e dei requisiti.

Non immaginare quindi di “scaricare esuberi” (lo dico con tutta la crudezza possibile), ma rispettare al massimo un modello vincente che alle competenze ha sempre accompagnato le attitudini.

Questo, per favore, non dimentichiamolo mai, altrimenti rischieremmo di produrre soltanto un enorme danno.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!