Lo “schema Ponzi“, che prende il nome dal suo ideatore Charles Ponzi, originario di Lugo nel ravvenate ma operante negli Stati Uniti agli inizi del ‘900, è uno schema truffaldino nel quale chi entra per primo ottiene ritorni economici a spese dei successivi “investitori”. Come riporta il sito della Consob, inizialmente vengono promessi interessi molto elevati, pagati agli “investitori” mediante il denaro apportato dai nuovi soggetti che hanno aderito successivamente allo schema. Il gioco funziona fino a quando resta elevata la capacità di attrarre nuovi partecipanti. Quando, invece, il nuovo denaro in entrata non riesce più a coprire gli interessi promessi a coloro che già sono coinvolti nello schema, il circuito si blocca, manifestando la sua natura di truffa.
Ad ogni modo ci sono alcuni segnali inequivocabili che ci dovrebbero far capire che potremmo essere incappati in una sorta di Schema Ponzi. Questi sono quelli evidenziati da Consob:
- la prospettata possibilità di realizzare ingenti guadagni in poco tempo e con poco rischio;
- una documentazione poco chiara parzialmente coperta da segreto o caratterizzata da investimenti speculativi genericamente qualificati come di “alta finanza”;
- un insieme di partecipanti non competenti in materia finanziaria o che hanno riposto una grande fiducia personale nell’organizzatore del sistema;
- un’attività di investimento legata ad un solo promotore o azienda o prodotto;
- un’elevatissima rischiosità che cresce con l’aumentare dei partecipanti e non viene, però, normalmente percepita da chi ha aderito allo schema: la remunerazione regolarmente ricevuta nei primi tempi induce, infatti, a pensare che la partecipazione allo schema sia una seria e solida opportunità di investimento.