Mps-Unicredit, per Fabi è un matrimonio che non s’ha da fare

«La situazione di Mps va monitorata. Non vedo bene che possa finire a Unicredit per di più con soldi pubblici, perché avrebbe impatti molto pesanti a livello territoriale e occupazionale che temo sarebbe difficile da gestire anche con il fondo esuberi, che pure copre fino a 7 anni di scivolo su base volontaria». Lo ha detto, in una intervista al Corriere della sera, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

«Le alternative? O altri due anni di tempo per cercare un partner, ma si deve trattare con la Ue, o creare un polo con Carige e Popolare Bari, pulito da rischi legali e creditizi. Nascerebbe una banca pubblica da 2.300 sportelli bancari che, sul modello di Poste, potrebbe usare dietro convenzioni servizi e prodotti di altre banche. Diventerebbe una banca-rete che non creerebbe bagni di sangue perché le tre banche non sono territorialmente sovrapposte, e senza esborsi dello Stato. Ma nel governo c’è divisione su questo, e anche dentro PD e M5S» aggiunge il segretario generale della Fabi.

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