Mercati, Fineco Am fa il punto sugli Emergenti

Due fattori chiave a lungo termine per i rendimenti dei mercati emergenti, che sembrano allinearsi, sono un dollaro USA piatto o debole e una forte crescita dei mercati emergenti rispetto ai mercati sviluppati. Le misure di stimolo senza precedenti messe in atto dalla Federal Reserve e da altre banche centrali hanno indebolito il dollaro USA e potenziato gli asset dei mercati emergenti.

Questo ambiente favorevole caratterizzato da un basso livello dei tassi di interesse sembra destinato a restare anche se l’inflazione aumentasse e probabilmente continuerà a stimolare gli afflussi verso i mercati emergenti, poiché gli investitori alla ricerca di rendimento mirano a redditi aggiuntivi al di fuori delle tradizionali asset class dei mercati dei paesi sviluppati. Inoltre, l’approccio multilaterale più tradizionale di Biden verso settori quali il commercio e gli affari esteri dovrebbe fornire un ambiente geopolitico più stabile.

Prospettive di crescita positive

I paesi di tutto il mondo hanno avuto esperienze e risposte molto diverse al Covid-19 che hanno portato a grandi differenze nei risultati economici. I paesi con il peso maggiore negli indici azionari dei mercati emergenti, ovvero Cina, Taiwan e Corea del Sud, hanno avuto alcune delle risposte più efficaci al virus. Ciò ha limitato in modo significativo i danni economici e posiziona favorevolmente questi paesi per il 2021. Ad esempio, secondo le stime di Bloomberg, la Cina è sulla buona strada per ottenere una crescita positiva del PIL del 2,0% nel 2020 e dell’8,2% nel 2021.

Questo è in contrasto con la situazione nelle nazioni occidentali che hanno lottato per affrontare il virus e stanno affrontando l’inizio del 2021 con una terza ondata di casi, restrizioni più severe e una complessa e cruciale introduzione dei vaccini. Infatti, si prevede che i Paesi sviluppati subiranno una contrazione del -5,2% nel 2020 rispetto al solo -0,7% delle economie emergenti. Questo differenziale di crescita è destinato a continuare secondo il FMI, con una crescita prevista del 5,1% per i mercati emergenti sia nel 2021 che nel 2022 e solo del 4,0% e del 3,2% rispettivamente nei mercati sviluppati, nell’ipotesi di un’ampia diffusione dei vaccini nei prossimi sei mesi.

Struttura e valutazione del mercato

La struttura dei mercati azionari nei paesi emergenti è cambiata in modo significativo negli ultimi anni. Le economie con un focus sulla tecnologia quali Cina, Taiwan e Corea del Sud costituiscono oggi i due terzi del principale indice MSCI. I mercati azionari di questi paesi offrono un’esposizione ad aree chiave di crescita come l’e-commerce, la digitalizzazione, i semiconduttori e la sanità. Si tratta di aree di mercato che sono state più resistenti allo shock dovuto al Covid-19 e che probabilmente continueranno a guidare la performance nel lungo termine. Di conseguenza, rispetto al passato i mercati emergenti sono meno dipendenti da settori più ciclici della vecchia economia, come l’energia e i materiali.

Questo cambiamento nella struttura del mercato e il contesto monetario accomodante fanno sì che le azioni dei mercati nei paesi emergenti siano in qualche modo più costose rispetto al passato. Tuttavia, rispetto alle azioni nei mercati sviluppati, esse vengono scambiate con uno sconto del 34%, con un forward P/E di 15,1x. Inoltre, aree di mercato come l’Europa Emergente, il settore finanziario e quello immobiliare scambiano a valori pari o inferiori a solamente 9 volte gli utili futuri. Questi settori del mercato trarranno probabilmente i maggiori benefici da una potenziale ripresa globale dal Covid nel 2021. 

Elementi a favore delle valute

Un dollaro debole o stabile tende a rappresentare un elemento positivo per i mercati azionari nei paesi emergenti, come accaduto negli anni precedenti e successivi alla crisi finanziaria globale e, più recentemente, negli ultimi 6 mesi. Anche dopo le recenti performance soft, il dollaro è ancora costoso visti i tassi di cambio effettivi reali rispetto alle altre valute e ai propri dati storici. Tassi di interesse reali molto negativi, un forte deficit fiscale, che si prevede sarà pari a -9,9% nel 2021, e un aumento record dell’offerta di moneta a seguito di misure di stimolo su larga scala, continueranno probabilmente a pesare sul dollaro in futuro.

Le valute emergenti sembrano meglio posizionate nel loro complesso, nonostante la grande disparità di circostanze. Molte valute asiatiche sono fortemente posizionate con fondamentali solidi. Valute come il Real brasiliano, il Rand sudafricano, la Lira turca e il Rublo russo sono state fortemente penalizzate nel 2020 e attualmente sembrano avere prezzi bassi. Le valute più deboli rendono le esportazioni più competitive, fattore che ha aiutato queste economie ad assorbire alcuni degli shock dovuti all’emergenza sanitaria. Ha anche spinto i saldi commerciali in attivo, il che storicamente è un fattore positivo per le future performance valutarie. Tuttavia, il rischio permane in paesi come la Turchia, il Brasile e il Sudafrica, dove fondamentali più deboli e i deficit fiscali fanno sì che la performance resti volatile.

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