Ora le regole ci sono

Il recente decreto legislativo 231/2007 in materia di antiriciclaggio pone, da un lato, una norma chiara e precisa, dall’altro, una mancanza di regolamenti attuativi.
 

Da alcuni mesi, e più precisamente dal 29 dicembre 2007, il Cndcec, Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, si trova di fronte alla spinosa questione di trovare corrette e applicabili procedure per le segnalazioni delle operazioni sospette. Secondo Enrico Mario Guerra, delegato del Consiglio nazionale in materia di antiriciclaggio «questo decreto introduce tre significative innovazioni per l’attività dei commercialisti. La prima riguarda il concetto di adeguata verifica, che consiste nell’identificare il titolare effettivo, il beneficial owner delle attività svolte dai clienti degli studi.

La seconda prevede un’attività di controllo da parte degli Ordini sui singoli studi iscritti, il cosiddetto approccio basato sul rischio, per verificare che abbiano adottato un sistema di misure adeguate per riconoscere e non omettere di segnalare attività sospette.
La terza e ultima novità dà la possibilità al Consiglio Nazionale di essere il destinatario delle segnalazioni, prima che queste vengano inviate all’Uif, Ufficio di informazione finanziaria (l’ex Ufficio italiano cambi, ndr)».
 

Dall’entrata in vigore della norma, il Consiglio si è subito attivato inviando una nota informativa sui nuovi obblighi agli ordini e agli studi professionali. Sono stati, inoltre, costituiti tre gruppi di lavoro per colmare gli spazi incompleti e poco chiari delle innovazioni introdotte dal decreto. «Sull’adeguata verifica – ha aggiunto Guerra – la norma non specifica che tipo di procedure bisogna seguire per individuare il beneficial owner dei rapporti in essere e su questo punto stiamo ancora lavorando alacremente».

Mentre sull’approccio basato sul rischio, per Michaela Marcarini, consigliere delegato all’antiriciclaggio dell’Ordine di Milano «vigilare e controllare tempestivamente che i propri iscritti non omettano di inviare una segnalazione sospetta all’Uif, attualmente, è molto difficile. Innanzitutto perché solo il nostro ordine conta più di 7.500 iscritti, e controllarli uno a uno richiede uno sforzo molto impegnativo da realizzare. In secondo luogo, mancano, anche in questo ambito, misure attuative su come svolgere l’attività di controllo, ma soprattutto, vengono richieste conoscenze e competenze tecniche di diritto penale, dovute all’estensione della definizione di antiriciclaggio, rispetto a quanto previsto dal codice penale, che la nostra professione non possiede».

A tal proposito il Consiglio, in collaborazione con l’Uif, sta lavorando alla stesura dei cosiddetti indicatori di anomalia per riconoscere le operazioni oggetto di illecito.

La possibilità poi che il Consiglio funga da intermediario tra le segnalazioni degli iscritti e l’Uif, per Guerra «dipende in gran parte da quanto il nostro ordine potrà avere voce in capitolo nella realizzazione di procedure condivise e condivisibili dell’intera norma, per preservare la privacy degli studi che avranno effettuato la verifica, inviando le segnalazioni prive del nominativo del segnalante». E tale eventualità è ancora in fase di valutazione da parte del Cndcec.

 


 

«La ratio del provvedimento legislativo – spiega Michele Carbone, colonnello della Guardia di Finanza – va rinvenuta nella necessità di prevenire l’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo».

E su quanto sia importante e serio il fine della norma, Marcarini afferma che «l’Ordine di Milano è stato l’unico ad attivarsi, istituendo dei corsi di formazione per i propri iscritti, i loro dipendenti e collaboratori, sui compiti e gli obblighi dettati dal decreto, in modo da essere preparati una volta che le procedure della norma siano state chiarite e strutturate. E’ stato poi creato il servizio antiriciclaggio con tanto di registro informatico, per annotare le segnalazioni, e di un regolamento sul funzionamento del servizio, guidato dal commercialista Gian Gaetano Bellavia, esperto di diritto penale». L’iter finale della segnalazione, prevede che «la Uif – afferma Carbone – proceda ad approfondimenti sotto il profilo finanziario, per poi, in caso di accertamento dell’illecito, trasmettere le segnalazioni, corredate da una relazione tecnica, alla Dia, Direzione investigativa antimafia e al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che dopo ulteriori indagini e verifiche informeranno il Procuratore nazionale antimafia».

Con questo decreto siamo di fronte a un cambiamento epocale per l’attività dei commercialisti, che potrebbero assumere presto il ruolo di detective contabile, ingenerando il timore in alcuni clienti di essere sottoposti a controlli al limite delle privacy e che potrebbero, di conseguenza, decidere di rivolgersi a studi “abusivi” che svolgono la professione attraverso associazioni o cooperative, senza essere iscritti all’Ordine e che, per questo, non sono soggetti agli obblighi previsti dal nuovo decreto. Secondo Guerra i gruppi di lavoro organizzati dal Consiglio nazionale dovrebbero concludersi entro i prossimi sei mesi, e così per fine anno le applicazioni delle disposizioni dovrebbero essere pronte e redatte in un apposito documento, anche se il consigliere non nasconde di notare «un certo disequilibrio tra oneri e onori, da parte di un impianto normativo troppo rigido e severo, che avrebbe dovuto essere istituito con un logica premiale piuttosto che sanzionatoria». Sì, perché un aspetto importante del decreto è dato dalle numerose sanzioni previste a carico di quegli Ordini che incappassero in errori nella corretta applicazione dei loro obblighi.

Mentre la Marcarini sostiene che «la norma è corretta e giusta, ma attualmente si prefigge un obiettivo di difficile applicazione». Solo quando saranno individuate le procedure si potrà dare un forte contributo all’antiriciclaggio. In attesa delle procedure meglio affidarsi alle indicazioni pratiche di esperti in materia come Gaspare Sturzo, magistrato ordinario, Carbone e Saverio Capolupo rispettivamente colonnello e generale di divisione della Guardia di Finanza, che hanno scritto un libro dal titolo “Antiriciclaggio: gli obblighi dei professionisti”. Il libro, edito da Ipsoa in collaborazione con Banca Mediolanum, fornisce un quadro completo di tutti gli adempimenti cui sono tenuti oltre ai professionisti anche gli intermediari finanziari, assicurativi e gli istituti di credito.

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