Insomma creare delle lobby che portino avanti gli interessi della categoria e che possano sedere al tavolo delle trattative con le istituzioni. «Era già da qualche anno che si discuteva della necessità di creare un’associazione di categoria» spiega Eustachio Allegretti, presidente di Assomea. «Poi in occasione di un convegno che ha coinvolto i principali operatori del mercato (ci si riferisce al Real Forum di Napoli ndr) abbiamo capito che era arrivato il momento». E in poco tempo è nata Assomea, alla quale hanno aderito tutti i principali network creditizi, da Big a CapitalMoney, da G. finance a Kiron fino a Mavrefin, e Pirelli Re, solo per citarne alcune.
Diverso il discorso per Assocred. L’associazione ha dato comunicazione della nascita quasi in contemporanea con Assomea, ma rivendica una storia più lunga. «Assocred è un’evoluzione di Civiltà & Finanza costituita nel 1994 da un gruppo di amici, che è rimasto un club per pochi intimi, incentrato soprattutto su ricerche di settore» racconta Giancarlo Cupane, presidente dell’associazione. E proprio questa expertise negli studi di settore vuole restare tra gli obiettivi dell’associazione. «La nostra associazione vuole rappresentare poche e grosse Spa» sottolinea Cupane e l’intento è quello di collaborare con le altre associazioni, come Assomea per creare un codice deontologico comune per i professionisti del settore. «Stiamo dialogando con Assomea e abbiamo proposto all’associazione di condividere con noi lo stesso Codice di autodisciplina» spiega Cupane.
Chi di certo non vede di buon occhio il proliferarsi di tali associazioni è Maurizio Del Vecchio, presidente di Fimec. «Dal 2000 portiamo avanti gli interessi della categoria. E abbiamo ottenuto il riconoscimento giuridico dalle autorità e ci reputiamo l’unica vera associazione di categoria». Non che non ci sia spazio per altri soggetti, ma Del Vecchio avanza dei dubbi sulle nuove associazioni. Sarebbero mosse da interessi di parte. «Se nascesse una federazione che mettesse da parte i propri interessi privati per quelli della categoria saremmo ben disposti a lavorarci. Inoltre saremmo ben contenti di poter condividire con altri le difficoltà che vive la categoria» puntalizza il presidente di Fimec. Opinione non condivisa dalle più recenti associazioni. «Abbiamo messo da parte i nostri interessi personali per quelli della categoria. Infatti il nostro intento non è quello di fare convenzioni, come accade per le altre associazioni, ma essere una vera e propria associazione mutualistica» precisa Allegretti. Rincuorato da Cupane. «Escludiamo la creazione di convenzioni con istituti bancari. Favoriremo invece la formazione». Anche se il dubbio resta. Come mai creare delle associazioni proprio nel momento si chiede la costituzione di un albo di categoria, gestito dalle associazioni di categoria? «Se l’intento fosse quello probabilmente si è fatto male i conti, perché il primo criterio per stabilire quale associazione possa gestire l’albo è dato dalla rappresentatività» precisa Del Vecchio «e non mi sembra che tali associazioni possa avanzare tale requisito». Anche se è da sottolineare che i numeri sono dalla parte di queste associazioni.