Deutsche Bank FA, assunzioni in piena pandemia. Ecco i cf ricercati

Nonostante la pandemia, il reclutamento dei consulenti finanziari non ha conosciuto sosta ed è già pronto ad accelerare la sua corsa nel 2021. Anche se si sono dovute adottare delle modifiche alle modalità di selezione, le reti hanno saputo riorganizzarsi molto velocemente. Alessio Fiorini (nella foto), Area Recruiting Manager di Deutsche Bank Financial Advisors racconta come l’anno appena trascorso si sia rivelato una fase di grande crescita per i reclutamenti dei professionisti.

Com’è stato il 2020 per le attività di selezione?
Il 2020 è stato un anno incredibilmente buono, nonostante la situazione causata dal Covid-19. Anche se all’inizio non è stato facile adottare le nuove misure imposte dalla condizione sanitaria, alla fine tutte le reti si sono immediatamente riorganizzate anche utilizzando nuovi canali. Il consuntivo per tutte le reti è stato ottimo, in linea con gli anni precedenti e non si è assistito a nessun calo significativo. Anzi, nell’ultima parte dell’anno abbiamo anche visto un incremento degli inserimenti.

Con la pandemia, quali sono state le difficoltà da affrontare?
A partire dalla metà febbraio fino alla fine di marzo abbiamo vissuto tutti un periodo molto difficile, anche per la paralisi pressoché totale delle attività. Questo ha portato molta incertezza sul futuro e l’ipotesi che l’anno potesse essere andato perso si stava facendo sempre più concreta. Ma le reti hanno dimostrato una forte reattività e anche se non è stato semplice confrontarsi con le nuove modalità e diverse tecniche di comunicazione, già verso la tarda primavera i manager di rete hanno ripreso le attività in modo sostanziale. Questa emergenza ha reso evidente che c’è la possibilità di lavorare in maniera eccellente anche senza essere all’interno di un edificio prestabilito. Difatti sono convinto che alcune delle modalità utilizzate durante questo periodo continueranno d essere impiegate anche in post-pandemia, in maniera complementare all’incontro fisico, che rimane comunque fondamentale.

Quali sono le prospettive per la professione di consulente?
Il settore della consulenza finanziaria è fortemente in crescita: se pensiamo alle masse dell’industria del risparmio gestito fino a 10 anni fa e quelle di oggi, l’evoluzione è evidente, in parte anche grazie all’introduzione di Mifid 2 che ha contribuito ad accelerare il processo di crescita. Inoltre ogni momento di disruption, che può essere uno shock esogeno sia di tipo finanziario sia dipendente da altri fattori, genera sempre un’opportunità per il settore.

Quali sono i profili più richiesti?
In questo momento le reti si stanno muovendo verso tre direzioni differenti. La prima riguarda il ricambio generazionale: attualmente l’età media dei consulenti finanziari è di 51 anni e se non si crea appeal e attrattività nell’accedere a questa professione da parte dei giovani, la situazione potrebbe diventare abbastanza complessa nei prossimi 10-15 anni. Quindi l’idea di molte reti è di creare dei progetti che vadano soprattutto a stimolare l’inserimento di giovani talenti da avviare alla professione, anche attraverso un approccio strutturato di crescita sia attraverso percorsi formativi dedicati sia con l’affiancamento di consulenti senior. La seconda  tipologia comprende i professionisti di altre reti: si tratta di profili di elevato standing, solitamente con un portafoglio che parte da 20-30 milioni. Poi c’è il tema dei bancari: quasi il 50% degli inserimenti è rappresentato dai dipendenti delle banche, questo perché ci sono ottime professionalità, gestori affluent o private banker, e allo stesso tempo sono gli stessi bancari a voler cambiare professione, sia per le minori opportunità rispetto al passato e quindi poco spazio per la carriera, sia per remunerazione e riconoscimenti economici bassi in considerazione dei portafogli gestiti.

Quali caratteristiche oggi si ricercano in un consulente?
Il reclutamento deve essere focalizzato sulla qualità delle risorse e quindi è importante sottolineare che il portafoglio non deve essere considerato una metrica essenziale, ma solo un termometro per capire il percorso che il candidato ha sviluppato in un’altra rete. È invece fondamentale valutare le motivazioni, le competenze, le ambizioni di crescita del professionista oltre che a verificare il possesso di alcune soft skill ormai essenziali, come la capacità di adattamento, resilienza, intelligenza emotiva ed empatia.

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