Una lotta contro le grandi ricchezze sterili, ma anche contro i cosiddetti furbetti del conto corrente che giocano con i tassi d’interesse. L’amministratore delegato e direttore generale di Fineco, Alessandro Foti, è intervenuto con un’intervista a Morya Longo sul Sole 24 Ore per spiegare le ragioni a riguardo della decisione del suo istituto di chiudere i conti correnti con giacenza superiore ai 100mila euro senza prodotti di risparmio gestito, amministrato o finanziamenti attivi (leggi qui).
Secondo il manager, i 1.745 miliardi di euro bloccati sui conti correnti degli italiani sono un freno allo sviluppo oltre a un rischio per i risparmi. “Il motivo per cui la Bce ha portato i tassi d’interesse in negativo è per rendere costosa la liquidità e dunque favorire il suo travaso verso l’economia reale”, ha spiegato Foti, “Ma se la liquidità resta intrappolata come in una palude sui conti correnti senza finire in consumi o investimenti, allora abbiamo un problema”.
E, in certi casi relativi alle grandi giacenze, possono addirittura nascondere forme di speculazione o di arbitraggio. Su quest’ultimo punto, si legge nell’articolo di Longo, a fronte di giacenze liquide molto importanti lasciate sui conti si nasconderebbero operazioni opportunistiche e, in alcuni casi, speculative. Manovre che nascono da un fatto: in Italia non è possibile applicare ai conti correnti tassi d’interesse negativi, cosa che hanno fatto alcune banche in altri Paesi. Da qui muoverebbero i cosiddetti “furbetti” del conto, investitori italiani o stranieri che in realtà investono in altri Paesi europei, ma poi depositano la liquidità in Italia perché in quei paesi i tassi dei conti sono negativi.
E, infine, non bisogna dimenticarsi dell’inflazione che quest’anno è attesa in aumento, non si sa ancora di quanto e se sarà strutturale, ma porterà con sé dei rischi: “Purtroppo l’inflazione erode il potere d’acquisto”, spiega Foti, “non vogliamo diventare complici di un grande esproprio di ricchezza”.