Truffa Diamanti, la carica dei 105 nel mirino della Procura

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per 105 persone e cinque società, di cui quattro istituti di credito, in seguito alla chiusura delle indagini per l’ormai celebre scandalo dei diamanti. Nel dettaglio, le banche coinvolte sono Banco Bpm, che dovrà rispondere anche di ostacolo all’autorità di vigilanza insieme a un suo dirigente, Banca Aletti, Unicredit, Banca Mps e International Diamond Business. Altri due istituti coinvolti, Intesa Sanpaolo e Diamond Private Investments, hanno invece chiesto il patteggiamento. L’istituto guidato da Carlo Messina ha incassato il parere favorevole della Procura, trovando un accordo per una pena pecuniaria di 100mila euro e la confisca di 61 mila come profitto del reato. Accordo anche per Dpi, che ha avuto una pena pecuniaria di 34 mila euro e la confisca di oltre 88 milioni.

Le parti lese, spiega l’edizione online di Milano Finanza, sono 575 e sono tutti clienti delle banche che ritengono di essere stati truffati. Potranno pertanto costituirsi parte civile durante il processo.

Secondo la Procura, le società Idb e Dpi avrebbero condotto la truffa con la partecipazione consapevole delle banche coinvolte fino al dicembre del 2016. Gli atti dell’accusa spiegano che ai clienti veniva proposto l’acquisto delle pietre con la promessa di rendimenti garantiti tra il 2 e il 5%. Le vittime credevano di pagare il valore effettivo della pietra, quando in realtà il prezzo comprendeva il 10% di Iva, le commissioni alle banche, i costi della società venditrice. Pertanto, il reale valore era solamente tra il 30 e il 50% del prezzo pagato. A tutto questo va aggiunto che, per vendere, il cliente avrebbe dovuto pagare una commissione al broker fra il 7 e il 16 per cento.

A partire dal 2017 le banche hanno iniziato a restituire interamente il denaro ai clienti ricomprando le pietre al prezzo originario. Banco Bpm, invece, ha riconosciuto ai clienti la differenza di valore e lasciato le pietre nelle loro mani.

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