Fineco, sul tavolo Antitrust la tagliola sui correntisti troppo liquidi

La decisione di Fineco di chiudere i conti correnti sopra i 100mila euro che non hanno mutui, finanziamenti o prodotti di risparmio gestito finisce sul tavolo dell’Antitrust dopo il ricorso dell’associazione Avvocati dei consumatori. A riportarlo è un articolo apparso su Repubblica, a firma di Federico Formica.

Come aveva documentato anche Bluerating (leggi qui), Fineco ha deciso di adottare questa politica a causa della politica monetaria della Banca centrale europea che, tenendo i tassi negativi, fa sì che le grosse giacenze sul conto corrente generino costi per l’istituto. Su questo punto era intervento anche l’ad e dg Alessandro Foti, che aveva giustificato la misura anche per limitare l’attività speculativa dei cosiddetti furbetti del conto corrente, ovvero investitori sui mercati esteri che parcheggiano in Italia la loro liquidità per convenienza, in quanto nel nostro Paese non è possibile scaricare i tassi negativi sui correntisti (come invece avviene in alcuni casi in Germania).

“Il nostro timore è che Fineco possa fare da apripista”, spiega a Repubblica Domenico Romito,  presidente di Avvocati dei consumatori, l’associazione che ha presentato il ricorso ad Antitrust. “Cioè che passi l’idea per cui se il correntista non compra i tuoi prodotti, puoi tranquillamente mandarlo via. Nessuno nega che i tassi attuali siano un problema per le banche, ma ci sono altri modi per rientrare, ad esempio aumentando le commissioni. Quello che abbiamo denunciato è proprio questo: la clausola di Fineco è vessatoria perché costringe il cliente a fare qualcosa (investire o prendere un mutuo) che non farebbe mai, se non ci fosse la minaccia di chiusura del conto”.

La vicenda, in ogni caso, è destinata a fare scuola e passerà diverse tappe, la prima delle quali è il pronunciamento dell’Antitrust.

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