Unicredit: è l’ora della verità, tra Mps e Bpm

Sale l’attesa in casa Unicredit, in vista della prima uscita ufficiale da amministratore delegato di Andrea Orcel, che presenterà alla stampa e agli investitori i risultati finanziari del primo trimestre del 2021 dell’istituto di Piazza Gae Aulenti. Sempre più intento a voler ridurre il divario creatosi con Intesa Sanpaolo dopo l’acquisizione di Ubi banca. Ecco perché le prossime mosse potrebbero essere decisive per Unicredit, se non cruciali.

E in questa direzione domani potrebbe essere un giorno di svolta per il ritorno del risiko bancario. E per l’ufficializzazione di una tanto attesa acquisizione. Anche in considerazione del fatto, come evidenzia odiernamente il Wall Street Journal, dell’ampliamento dell’incentivo fiscale sulle imposte differite contenuto nel decreto sostegni bis varato dal governo. Nel testo, infatti, la soglia delle dta (deferred tax assests) trasformabili in crediti di imposta è salita dal 2 al 3% delle attività complessive delle società che si aggregano.

Incremento che darebbe vita, secondo le stime di Equita, a una dote fiscale legata alle dta di 3,4 miliardi di dollari (1,1 miliardi in più rispetto alla versione precedente della norma), se Unicredit dovesse scegliere il protagonista più ‘aspettato’ dal mondo finanziario: Mps. Ma attenzione. Qualora l’istituto diretto da Orcel si catapultasse su Banco Bpm, per Equita il beneficio fiscale volerebbe a 4,09 miliardi di euro, più della capitalizzazione di mercato dell’istituto di piazza meda. Aspetto che, inevitabilmente, sta facendo riflettere sia Orcel, sia il numero di Bpm, Giuseppe Castagna. Il quale, però, sembra più essere interessato, per diversi motivi, alla fusione con Bper. Dando vita a quel terzo polo bancario tanto auspicato proprio da Castagna all’evento MilanoCapitali organizzato da Class Editori.

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