I conti comunque evidenziano una significativa ripresa della redditività, grazie al rendimento e miglioramento di tre voci di bilancio: più profitti in ambito trading, aumento dei ricavi commissionali e diminuzione delle rettifiche sui crediti. Come riporta Il Sole 24 Ore, gli utili in generale hanno battuto ciò che avevano provato a predire gli analisti, ma il divario tra “La Superlega” degli istituti europei e gli istituti americani aumenta. Basti pensare che la sola Jp Morgan ha quasi uguagliato la somma degli utili delle prime 15 banche dell’eurozona.
Bisogna ammettere che gli americani giocano un campionato a parte, quello dei big globali e dei mercati finanziari. Tuttavia, dall’altra parte dell’oceano sono in ritardo sulla tabella di marcia che dovrebbe portare all’armonizzazione delle regole e all’amalga finale di una vera Banca Europea. Nessun passo avanti è stato fatto a tal proposito, e l’impressione è che gli istituti degli Stati Nazionali preferiscano lo status quo.
La preferenza si riversa sulle performance degli istituti europei che non giocano in un’unica direzione. In Germania periodicamente si torna a parlare di fusione tra Deutsche e Commerz, in Spagna è da poco andata a segno l’unione tra Caixa e Bankia. Sempre in zona iberica si fantastica periodicamente sulla fusione delle fusioni tra Santander e Bbva. In Francia riaffiorano rumor di un merger tra Bnp Paribas e Société Générale. In Olanda si guarda al destino di Abn Amro, unica banca europea ad aver chiuso in perdita.
In Italia il risiko delle banche è già partito e i riflettori sono puntati (dopo la nascita del colosso Intesa-Ubi) su Unicredit. Forte della nuova gestione, analisti e investitori si aspettano strategie aggressive nell’ambito M&A da parte di Orcel. I dossier di Mps e Mediobanca potrebbe essere le vittime. Per ora si tratta solo di fantafinanza, ma non è detto che non diventi presto realtà.