Mps, soluzione bifronte: Unicredit al nord, Mcc al sud

Mps non trova casa, almeno per ora. E l’acquisizione più accreditata, quella con Unicredit, sembra essere un’opzione tiepida per il nuovo Ad. Ma i tempi si accorciano e il Tesoro, padrone dell’istituto senese al 67%, deve vendere entro aprile 2022.

E la soluzione sembra tanto più lontana se la si incastra con la possibilità da parte del Tesoro di allungare la proroga a giugno 2022, grazie alla fiscalità differita per banche che si fondono, inserita nel decreto sostegni bis al varo. Orcel non ha infatti nascosto che acquisire tutto Monte non è un’operazione desiderabile. Ai dirigenti del Tesoro d’altro canto risulta che il banchiere abbia dato disponibilità a valutare l’acquisto delle attività di Mps in Toscana e nel Nordest. Due punti chiave, nei quali si concentra una discretta fetta dei 146 miliardi di attivi dell’istituto senese.

Per le filiali del sud, intoccabili da Unicredit poiché potrebbe superare le soglie Antitrust, potrebbe pensarci Mcc, la banca pubblica già dotata di 900 milioni a fine 2019 dal governo Conte per salvare la Popolare di Bari e creare un polo bancario del sud.  Ma, nonostante i 350 liberi, Mcc andrebbe di nuovo aiutata.

In tutta la vicenda c’è sempre il mallopo “rischi legali” da smaltire e da prendersi in carico, che sarebbe di quasi 10 miliardi di euro e che non hanno compratori di mercato. Rischi, come riporta Il Sole 24 ore, in rischio d’aumento se il gip di Milano Guido Salvini desse seguito alla perivia chiesta a Gian Gaetano Bellavia e Fulvia Ferrandini. Dal 2012 al 2015 Mps non contabilizzò tempestivamente rettifiche sui crediti per ben 11,42 miliardi.

Questa sarebbe la soluzione spezzatino, come la nomina Il Sole 24 Ore, o la soluzione bifronte. Ad ogni modo, come si preferisca chiamarla, sembra la via più difficile da percorrere. Tuttavia, è anche l’unica. Per ora.

 

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