Bot People, la disfatta della superstar degli anni ’90
Nel 2019 la quota di titoli di Stato acquistata dalle famiglie sul totale della loro ricchezza era scesa a un misero 2,7% su un totale di 4 miliardi e mezzo. Gli ultimi dati, al terzo trimestre del 2020, riportano una percentuale praticamente analoga: 3% su un totale di 4421 miliardi.
Eppure a metà degli anni ’90, l’amore degli italiani per Bot, Btp e Ccct era forte. Nel 1995, ad esempio, i titoli di Stato detenuti direttamente dalle famiglie ammontavano a 336 miliardi, praticamente il 18,2% della ricchezza totale. Per tutti gli anni 80 e per buona parte del decennio successivo, questa tipologia di titoli avevano assicurato un rendimento sicuro. Ma oggi alle nuove generazioni l’espressione Bot People è praticamente sconosciuta.
Nuovo millennio, nuovi tempi, nuovi risparmi. Infatti, ora è il momento d’oro del risparmio gestito. Nel 2019 era già al 38,3 % e i dati sono in continuo aumento. “Il risparmio gestito” dice Maurizio Primanni, ceo di Excellence consulting, “complice il buon andamento dei mercati finanziari, è cresciuto tra il 2010 e oggi a un tasso di incremento sostenuto, pari al 5,17%. Contro un aumento della ricchezza finanziaria di soltano 1,84% annuo e diminuzione di quello amministrato pari al 2,17%.”.
Alla fine della fiera il quadro è che è vero che i Bot People sono ridotti male, che probabilmente si estingueranno pian piano. Non è altrettanto vero affermare che le famiglie italiane non abbiano, o ne abbiano pochi, titoli di stato all’interno del proprio portafoglio. Dove sono? Nelle loro polizze vita o nei fondi d’investimetno che hanno comprato.
La Banca d’Italia lo sa bene e monitora costantemente l’allocazione delle risorse. Nella discesa inesorabile della fama dei titoli di stato, non è servito nemmeno creare i recenti Btp Futura per attrarre nuvoamente folle di risparmiatori retail.
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