Consulenti e fisco, il riordino della giustizia tributaria

Aliquote Irpef, quoziente familiare, contenziosi più snelli, rafforzamento della compliance, agevolazioni per le imprese Tutte le proposte di Anasf per attuare una riforma tributaria. Il 22 marzo scorso il presidente di Anasf, Luigi Conte, ha partecipato a un’audizione presso le Commissioni Finanze e Tesoro di Camera e Senato per illustrare le posizioni della sua associazione sulla riforma fiscale. Su Bluerating.com uno speciale in puntate dedicato alle proposte dell’associazione. Ultimo appuntamento dedicato al riordino della giustizia tributaria.

Qui di seguito le altre puntate del dossier

Consulenti e fisco, la riforma dell’Irpef
Consulenti e fisco, è l’ora della svolta
Consulenti e fisco, tra giovani e iniziative imprenditoriali
Consulenti e fisco, la rimodulazione delle aliquote Irpef
Consulenti e fisco, una compliance rafforzata
Consulenti e fisco, il riordino della tassazione reddito d’impresa
Consulenti e fisco, il quoziente familiare

Un ultimo settore che merita attenzione in un’ottica di riforma del sistema tributario in generale (anche laddove fosse confinato alla sola Irpef) è quello legato all’attività di accertamento dei tributi e della giustizia tributaria. Per quanto riguarda più strettamente la giustizia tributaria, in prima battuta va sicuramente evidenziato come la giustizia tributaria sia sicuramente più efficiente e rapida, per lo meno nei primi due gradi di giudizio, di quella civile e questa speditezza va preservata anche nel caso di una eventuale riforma. Nonostante ciò non si più sorvolare su alcune criticità rilevanti. Innanzitutto sarebbe necessario che le commissioni tributarie non siano più organicamente inserite all’interno del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma piuttosto del Ministero della Giustizia. Oggi, infatti, si vive un vero e proprio conflitto di interessi essendo sia l’Agenzia delle Entrate (parte processuale) che il Giudice tributario appartenenti alla stessa struttura amministrativa dello Stato (Mef); ciò contrasta con il principio di divisione dei poteri e di terzietà del giudice discendente dalla nostra Costituzione. Inoltre, la giustizia tributaria è composta da giudici a tempo parziale e questo, chiaramente, va a discapito della professionalità.

Sarebbe, quindi, opportuno, vista l’importanza della materia che i giudici siano assunti a seguito di concorso pubblico per titoli e per esami e che come i loro colleghi della giustizia civile e penale siano inseriti all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e sganciati dal Mef. Infine, sarebbe fondamentale una specializzazione dei Giudici tributari, oggi chiamati a decidere dall’IMU, all’imposta di bollo, alle fusioni transnazionali, alle detrazioni sull’efficientamento energetico. La presenza di sezioni specializzate per materia o per tipologia di contribuente alzerebbe ulteriormente il livello qualitativo della decisione resa (con decisioni adottate da un profondo conoscitore della specifica materia), rendendo al contempo più rapido il processo (il Giudice che si specializza in determinati settori e/o materie certamente le risolve meglio e più celermente rispetto a chi se ne occupa in modo saltuario). Si tratta di un sistema già adottato, per quanto sul fronte dei controlli, dalla stessa Agenzia delle Entrate (al cui interno abbiamo chi si occupa dei contribuenti di piccole dimensioni, chi di impresa, chi di grandi gruppi, chi dell’imposizione indiretta e così via). Da ultimo, nell’ottica di una sempre maggiore speditezza del processo tributario (che possa fare anche da disincentivo rispetto a dilazioni temporali del debito tributario attraverso l’avvio di un contenzioso tributario) sarebbe opportuno, con l’eccezione di alcune vicende rilevanti per materia o per ammontare, che la decisione sia riservata a un giudice monocratico e non collegiale.

Per quanto concerne, invece, l’attività di accertamento, consci del fatto che il presidio dell’Agenzia delle Entrate è fondamentale per portare avanti la dovuta lotta all’evasione/elusione fiscale, si ritiene che sia fondamentale ulteriormente sensibilizzare contribuenti e Amministrazione fiscale alla masSima collaborazione possibile. Collaborazione intesa in senso bidirezionale, con il contribuente disponibile a rispondere alle richieste dell’Amministrazione Finanziaria e quest’ultima maggiormente sensibile e disponibile nel valutare attentamente le osservazioni del contribuente prima di emettere atti impositivi. Si assiste spesso ad atti emessi con eccessiva facilità o comunque sovrastimanti anche in funzione della successiva procedura di definizione stragiudiziale. Andrebbe, al contempo, resa più snella e rapida la procedura di annullamento in autotutela di un atto già emesso quando il contribuente dovesse presentare argomentazioni e documenti dal cui esame non possa che discendere l’erroneità dell’atto; decisioni che, invece, sono spesso più influenzate dal successivo controllo interno subito dal funzionario interessato che dal principio di buon andamento dell’amministrazione pubblica. Sarebbe, altresì opportuno che nei casi di contestazioni fiscali che interessano più periodi di imposta, sia per ragioni legate all’economicità dell’attività di controllo che di trasparenza nei confronti del contribuente, che tutte le annualità venissero accertate contestualmente e non vi fosse la periodica e parcellizzata notifica di atti accertativi in più anni per la medesima contestazione.

 

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