Consulenti: un po’ Amleto, un po’ Otello

A cura di Maria Grazia Rinaldi.

Quando abbiamo un problema spesso ci concentriamo troppo sul perché piuttosto che su come risolverlo. Se puntiamo a crescere, i problemi saranno inevitabili, faranno parte del percorso di miglioramento, quindi li dobbiamo mettere in conto ed essere pronti a metterci in gioco. Quanto più impareremo dal problema tanto più ci doneremo la possibilità di evolvere. Le persone che progrediscono sono proprio quelle che imparano da uno ostacolo. Chi disperde le proprie energie pensando esclusivamente alle cause del problema, tende a lamentarsi di più rispetto a chi si interroga sia sulle ragioni che lo hanno generato, sia sulle possibili soluzioni. Interrogarci sul perché ci aiuta a definire meglio il problema, spostare l’attenzione sul come ci guida nel trovare le soluzioni. Chi si concentra sia sul definire meglio il problema sia sul trovare le soluzioni, evita una dispersione di energie e tempo nel trovare un colpevole. Una volta definito il problema, cosa possiamo fare per orientarci sulla soluzione? Un esercizio semplice ma molto efficace è quello di pensare, per esempio, a un nostro caro amico che ci sottoponga lo stesso problema, a quel punto occorre prendere carta e penna ed elencare semplicemente le prime 3 soluzioni che ci vengono in mente.

Osservare senza giudicare

Scrivere cosa potremmo raccomandargli per rassicurarlo. Questo piccolo esercizio ci predisporrà a ragionare in termini di soluzioni. Inoltre, pensare al problema come se non fosse il nostro ci consente di distaccarci dalle emozioni e osservare il tutto dall’esterno in modo più razionale. Secondo il filoso indiano Krishnamurti, la più alta forma di intelligenza umana è data dalla capacità di osservare senza giudicare. Impariamo quindi a osservare sia il problema stesso, sia come lo stiamo osservando. Questo non significa estraniarsi completamente, ma semplicemente aprirci ad osservare il problema con occhi nuovi. Come disse Marcel Proust: “Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”. Guardare il problema sempre nello stesso identico modo non è funzionale rispetto al risultato che desideriamo ottenere. Einstein lo diceva: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”. Accettare e non rifiutare che siamo davanti a un problema è il primo passaggio. Il secondo è prendere consapevolezza che davanti alle difficolta tutto ciò che possiamo governare sono: le nostre azioni, le nostre reazioni e il nostro atteggiamento mentale.

Non saltare alle conclusioni

Continuare ad avere fiducia in noi stessi, nelle nostre capacita ci permetterà quindi di fare la differenza nel modo di reagire. Una persona che possiede la giusta autostima non soccombe davanti a un problema perché è consapevole che ogni problema ha la sua soluzione, bisogna solo trovarla o crearla. Ricordiamoci sempre che quando ci troviamo davanti a un problema “bisogna essere meticolosi come Amleto e proattivi come Otello, senza saltare alle conclusioni come il secondo o rimanere bloccati dall’indecisione come il primo”.

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