Credem, la storia di Anna

Sono essenzialmente due i temi caldi che caratterizzano da anni, per non dire da sempre, il settore della consulenza finanziaria in Italia. Il primo, forse il più discusso, è quello del ricambio generazionale, legato a un’età media dei consulenti finanziari che supera abbondantemente il mezzo secolo; il secondo, maggiormente riferibile al mondo finanziario nel suo complesso, riguarda la presenza minoritaria di professioniste rispetto a professionisti.

Se favorire l’ingresso dei giovani nel mercato è essenziale per la sopravvivenza de facto dello stesso, promuovere la consulenza finanziaria senza barriere di genere, è fondamentale per offrire ai risparmiatori italiani una proposta professionale che faccia delle competenze l’unico elemento discriminante per la scelta dei servizi.

Il mercato della consulenza finanziaria italiano è consapevole di ciò e non è forse un caso se la percentuale di donne tra i giovani professionisti del settore risulta nettamente maggiore rispetto a quella complessiva del campione; ecco quindi che lo sviluppo di servizi di advisory sempre più competitivi e dal respiro internazionale, dovrà necessariamente passare da una visione strategica d’insieme relativa ai temi precedentemente citati.

A tal proposito BLUERATING ha deciso di contattare alcune tra le principali banche e reti operative in Italia con la finalità di comprendere meglio lo status quo delle donne che lavorano nella consulenza finanziaria.
Una prima parte di domande per la società e una seconda sequenza di quesiti dedicati direttamente alle professioniste. Ciò che emerge è la consapevolezza che nel Bel Paese il percorso di “normalizzazione” non è ancora terminato, ma appare altrettanto evidente la ferma volontà di proseguire con sempre maggiore impegno lungo questo importante cammino. Qui di seguito le domande per Anna Iacuvelle, consulente finanziario di Credem

– Come e quando ha deciso di intraprendere la professione di consulente finanziaria?

Ho iniziato questa attività nell’anno 1995, avevo una gran voglia di esercitare una professione che riuscisse a risolvere i problemi inerenti la gestione dei patrimoni finanziari con responsabilità, conoscenza e coscienza. Altro elemento importante e decisionale è stato quello di poter essere imprenditore di me stessa“.


– Quali sono state le tappe più significative del suo percorso professionale?

La consulenza finanziaria ti da la possibilità di raggiungere continuamente tappe importanti, la fiducia dei clienti, il riconoscimento da parte della società mandante rispetto agli obiettivi raggiunti, il consolidamento del portafoglio nel tempo ma, per me, oggi, a distanza di anni, ritengo che il passaggio generazionale del mio portafoglio clienti sia la tappa più importante.


– A suo avviso cosa cambia, in Italia, tra essere un professionista uomo o un professionista donna della consulenza finanziaria?

La donna consulente finanziario, in un settore ancora prevalentemente maschile, riesce ad acquisire ogni anno maggiore presenza nel sistema finanziario. Cambia nella sostanza l’ approccio con il cliente, la professionista con pazienza ascolta le esigenze del cliente, rassicura i timori con competenza, pianificando gli investimenti con moderazione. Familiare, rassicurante, caratterizzata da ascolto e perseveranza.

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