Azimut, inclusione e diversità sono già realtà

Sono essenzialmente due i temi caldi che caratterizzano da anni, per non dire da sempre, il settore della consulenza finanziaria in Italia. Il primo, forse il più discusso, è quello del ricambio generazionale, legato a un’età media dei consulenti finanziari che supera abbondantemente il mezzo secolo; il secondo, maggiormente riferibile al mondo finanziario nel suo complesso, riguarda la presenza minoritaria di professioniste rispetto a professionisti.

Se favorire l’ingresso dei giovani nel mercato è essenziale per la sopravvivenza de facto dello stesso, promuovere la consulenza finanziaria senza barriere di genere, è fondamentale per offrire ai risparmiatori italiani una proposta professionale che faccia delle competenze l’unico elemento discriminante per la scelta dei servizi.

Il mercato della consulenza finanziaria italiano è consapevole di ciò e non è forse un caso se la percentuale di donne tra i giovani professionisti del settore risulta nettamente maggiore rispetto a quella complessiva del campione; ecco quindi che lo sviluppo di servizi di advisory sempre più competitivi e dal respiro internazionale, dovrà necessariamente passare da una visione strategica d’insieme relativa ai temi precedentemente citati.

A tal proposito BLUERATING ha deciso di contattare alcune tra le principali banche e reti operative in Italia con la finalità di comprendere meglio lo status quo delle donne che lavorano nella consulenza finanziaria.
Una prima parte di domande per la società e una seconda sequenza di quesiti dedicati direttamente alle professioniste. Ciò che emerge è la consapevolezza che nel Bel Paese il percorso di “normalizzazione” non è ancora terminato, ma appare altrettanto evidente la ferma volontà di proseguire con sempre maggiore impegno lungo questo importante cammino. Qui di seguito le domande per Azimut, lato società. Risponde Paolo Martini, amministratore delegato e direttore generale

1 – Come si caratterizza nella vostra realtà la presenza di professioniste della consulenza finanziaria?

Il dato di presenza femminile nell’universo dei consulenti finanziari Azimut è di circa il 21%, sostanzialmente allineato al dato nazionale di rapporto tra i generi, ma negli ultimi anni registriamo un promettente trend di crescita della componente femminile. La crescita percentuale delle donne sul totale dei consulenti trova riscontro nell’inserimento di nuovi collaboratori: nel 2020, infatti, il 26% dei nuovi consulenti inseriti sono donne, una percentuale confermata anche nei primi mesi del 2021. Notiamo un continuo miglioramento del riequilibrio di genere, anche nei ruoli manageriali dove contiamo bravissime e preparatissime professioniste. Non stupisce dunque che una delle macro aree della nostra rete sia guidata da tempo da una donna, Monica Liverani. Promuoveremo sempre più i valori di inclusione e della diversità che sono peraltro già presenti nelle nostre strategie d’investimento con l’adozione dei criteri Esg nel processo di selezione.

2 – Analizzando i dati Ocf, emerge che circa un quinto dei consulenti è donna, mentre la percentuale cresce nei nuovi ingressi. A vostro avviso come si svilupperà nei prossimi anni il mercato in tal senso?

È necessario comunicare meglio il lavoro del consulente finanziario ai giovani e con loro sarà possibile vedere poi un cambio di passo anche sul tema del gender gap. Ma il mondo della consulenza finanziaria in Italia vive anche l’annoso problema del ricambio generazionale, per questo deve diventare più attrattivo per i giovani, donne e uomini. Al riguardo, abbiamo lanciato di recente Azimut Talent Program per diffondere tra gli studenti e i laureati maggiore consapevolezza sulla professione del consulente finanziario attraverso esperienze di lavoro virtuali. Inoltre da alcuni anni nella nostra Rete è attivo il progetto Millennials dedicato ai consulenti finanziari under 35, in cui i partecipanti sono affiancati da consulenti finanziari senior di grande esperienza, e con piacere osserviamo che anche in questo gruppo la presenza femminile è in crescita.

3 – Quali possono essere le azioni atte a favorire l’ingresso di professioniste nel mondo dell’advisory?

Oggi rispetto anche a soli pochi anni fa c’è più attenzione a tematiche di inclusione e di valorizzazione delle diversità e questo sta facendo nascere una maggiore sensibilità anche da parte del genere maschile, più attento a raggiungere e promuovere l’equità di genere. Favorire team composti da entrambi i sessi, che spesso raggiungono risultati migliori rispetto ad un gruppo di lavoro di soli uomini o sole donne, credo possa essere di ulteriore stimolo. Infine, diversi studi dimostrano che le donne preferiscono affidare la gestione dei loro patrimoni ad altre donne per questo credo che una maggiore educazione finanziaria, a tutti i livelli, possa contribuire a generare più interesse per questa professione da parte del mondo femminile.

Qui le precedenti puntate del dossier:
Credem, il wellbanking al femminile
Credem, la storia di Anna
Allianz Bank FA, un team di cf diversificato per una migliore advisory
Allianz Bank FA, la storia di Raffaella

 

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