Sono essenzialmente due i temi caldi che caratterizzano da anni, per non dire da sempre, il settore della consulenza finanziaria in Italia. Il primo, forse il più discusso, è quello del ricambio generazionale, legato a un’età media dei consulenti finanziari che supera abbondantemente il mezzo secolo; il secondo, maggiormente riferibile al mondo finanziario nel suo complesso, riguarda la presenza minoritaria di professioniste rispetto a professionisti.
Se favorire l’ingresso dei giovani nel mercato è essenziale per la sopravvivenza de facto dello stesso, promuovere la consulenza finanziaria senza barriere di genere, è fondamentale per offrire ai risparmiatori italiani una proposta professionale che faccia delle competenze l’unico elemento discriminante per la scelta dei servizi.
Il mercato della consulenza finanziaria italiano è consapevole di ciò e non è forse un caso se la percentuale di donne tra i giovani professionisti del settore risulta nettamente maggiore rispetto a quella complessiva del campione; ecco quindi che lo sviluppo di servizi di advisory sempre più competitivi e dal respiro internazionale, dovrà necessariamente passare da una visione strategica d’insieme relativa ai temi precedentemente citati.
A tal proposito BLUERATING ha deciso di contattare alcune tra le principali banche e reti operative in Italia con la finalità di comprendere meglio lo status quo delle donne che lavorano nella consulenza finanziaria.
Una prima parte di domande per la società e una seconda sequenza di quesiti dedicati direttamente alle professioniste. Ciò che emerge è la consapevolezza che nel Bel Paese il percorso di “normalizzazione” non è ancora terminato, ma appare altrettanto evidente la ferma volontà di proseguire con sempre maggiore impegno lungo questo importante cammino. Qui di seguito le domande per Emanuela Romani, consulente finanziario di Bnl Bnp Paribas LB.
1 – Come si caratterizza nella vostra realtà la presenza di professioniste della consulenza finanziaria?
La mia passione per la finanza ha radici lontane, avevo 14 anni quando cominciai a leggere “Il Sole 24 Ore”. Era il 1982, lo spread con la Germania era a 1200 basis point, gli italiani pagavano mutui al 20%, l’inflazione alle stelle. Nell’autobus che mi portava verso l’ITC Vittorio Emanuele II di Perugia mi immergevo negli articoli del quotidiano che mi raccontava un mondo, il romanzo che è la vita, tra i numeri. Mi piaceva capire, mi piace ancora. L’economia, le scelte degli imprenditori, delle banche centrali, segnano il tempo nostro e di chi verrà. Osservare con attenzione e passione questo procedere mi ha sempre aiutato come consulente a vedere quali potessero essere le tendenze da sfruttare e quali i pericoli da evitare. Sono stata sempre un consulente, sostenendo il primo esame di iscrizione all’Albo dei Promotori Finanziari nel 1992.
2 – Analizzando i dati Ocf, emerge che circa un quinto dei consulenti è donna, mentre la percentuale cresce nei nuovi ingressi. A vostro avviso come si svilupperà nei prossimi anni il mercato in tal senso?
La prima società con la quale ho scelto di collaborare era un gruppo assicurativo molto importante, ma molto poco conosciuto in Italia; sono stati anni di lunga gavetta, faticosi, che mi sono serviti a capire che la relazione con il cliente è il bene più prezioso. È lì che ho imparato ad ascoltare e non si finisce mai ad apprendere quest’arte. Nel 1998 la mia esperienza professionale si è arricchita dell’incontro con un grande gruppo bancario italiano. Di recente, dopo quasi 30 anni di attività, ho capito più che mai che la consulenza finanziaria è una parte del tutto; come professionista mi sono sentita naturalmente parte del mondo life banker, essere consulente patrimoniale, capace di dare risposte legate al patrimonio della persona da assistere in ogni suo aspetto. Per fare questo, al cliente occorre un interlocutore potente e un management capace e lungimirante tale da rendere ciò possibile. In Bnl Bnp Paribas ho trovato tutto ciò.
3 – Quali possono essere le azioni atte a favorire l’ingresso di professioniste nel mondo dell’advisory?
In tanti anni di esperienza, posso affermare che il successo ognuno lo trova e lo vive sempre sul campo, della serie ‘vinca il migliore’. Quando il consulente, uomo o donna che sia, si confronta con un possibile cliente, si trova di fronte molteplici esigenze, necessità, equilibri; solo entrando in sintonia i due costruiscono un percorso. Quale potenziale cliente avvicinare lo decidi tu come professionista, sei tu l’artefice del tuo mondo, come donna sceglierai il percorso che ti appartiene, il collega uomo farà lo stesso. Ma questo vale in assoluto. I limiti in questa professione esistono solo per chi se li dà.
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