Banche, le illusioni dei piani alti

“Le recenti aggregazioni nascono per volontà della Bce che pretende determinati requisiti di trasparenza, correttezza, efficienza e non tollera problematiche giudiziarie. Le integrazioni, nel primo anno, sono fisiologicamente complesse sia nell’organizzazione interna sia nei rapporti con la clientela. La qualità professionale del gruppo dirigente, in queste condizioni, fa sempre la differenza. I vertici delle banche si illudono se pensano di poter continuare a fare da soli, cioè senza supporti qualificati. Da domani, non sarà più la dimensione del gruppo bancario a essere decisiva, quella servirà soltanto per garantire importanti dividendi agli azionisti e quindi per blindare i ruoli di comando”.

Lo ha detto in una intervista al Giornale il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “Serviranno risposte in termini di qualità, di disponibilità, di consulenza e di tempi nei servizi alla clientela. Se, dopo un anno, rimarranno i problemi di oggi, vorrà dire che esistono carenze strutturali, come io temo, dovute a inadeguatezza di una parte della classe dirigente. Rispetto all’integrazione delle lavoratrici e dei lavoratori, il risultato fino a oggi è stato estremamente negativo, anzi pessimo, con l’eccezione positiva di Ubi in Bper. Per il resto, troppe chiacchiere, molto cinismo, poca sensibilità e disponibilità” ha aggiunto Sileoni.

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