Consulenti, quelle cattive abitudini che possono ostacolarvi

A cura di Maria Grazia Rinaldi.

Spesso il nostro benessere psicofisico è ostacolato dalle cattive abitudini. Prima di tutto cerchiamo di capire cosa si intende per abitudine. Per abitudine intendiamo i nostri pensieri, le piccole e grandi decisioni che prendiamo e i comportamenti che mettiamo in atto ogni giorno in modo inconsapevole. Il filosofo e psicologo statunitense William James sosteneva che “tutta la nostra vita, per quanto abbia una forma definita, è solo una massa di abitudini”. Ma quali sono le abitudini che possiamo definire buone? Di solito definiamo come buone abitudini quelle che ci avvicinano alla realizzazione dei nostri obiettivi, della nostra missione e dei nostri valori. Il primo passo da fare è innanzitutto identificare quelle buone che già abbiamo e reiterarle nel corso del tempo. Secondo passo, altrettanto importante, è mettere la lente di ingrandimento su quelle tossiche. Conoscerle e capirle ci aiuta indubbiamente a trasformarle.

Abitudini e strategie
Questo piccolo esercizio ci aiuterà a prendere maggior consapevolezza di come usiamo il nostro tempo. Ci sono abitudini funzionali che possiamo far diventare delle ottime strategie. Una abitudine importante da acquisire, se ancora non rientra nelle nostre, è quella di avere un metodo. Durante le sessioni di coaching, che tengo con alcuni consulenti, spesso emerge che si muovono in maniera casuale e non organizzata. Invece è importantissimo sapere cosa stiamo facendo e perché lo stiamo facendo. Nel libro “Il venditore meraviglioso”, l’autore Frank Bettger racconta, per esempio, quanto il semplice gesto di stilare una lista, di pianificare le telefonate, di aggiornare il database, gli abbia permesso di crescere in maniera esponenziale. Aveva imparato a organizzare il lavoro in maniera sistematica e lavorare con metodo gli consentiva anche di fare delle statistiche sulla sua attività.

La lista da stilare
Aveva l’obiettivo di fare 40 telefonate a settimana. Analizzava i dati per capirne gli errori e ottimizzare le azioni. Si rese conto che in dodici mesi fece 1.849 telefonate, 828 visite e concluse 65 contratti. Scoprì inoltre dall’analisi dei dati che il 70% per cento delle trattative le aveva chiuse dopo il primo incontro, il 23 % dopo il secondo, il 7 % dopo il terzo. Informazioni preziosissime che gli permisero di avere costantemente un cruscotto di controllo della sua attività. Passò allora da una organizzazione casuale a una sistematica. Il metodo non toglie nulla alla spontaneità. Anzi, ci aiuta a portare avanti il nostro business in maniera più consapevole grazie a una road map che ci guida. Diversi sono i vantaggi che scaturiranno dall’avere un metodo: a) maggior consapevolezza, b) maggior controllo sulla nostra vita, c) più produttività poichè gestiremo al meglio il nostro tempo. Per iniziare a essere più organizzati e a procrastinare di meno, iniziamo allora a stilare una checklist degli obiettivi da raggiungere. Ricordandoci che noi siamo il risultato delle nostre abitudini degli ultimi cinque anni. Tra cinque anni saremo il risultato di quello che siamo e facciamo oggi.

Impegno con noi stessi
Quando sappiamo esattamente cosa fare in un determinato momento della giornata, lo abbiamo scelto, sappiamo e crediamo che sarà un passo verso la realizzazione dei nostri obiettivi, acquisiremo anche maggior forza nel dire di no. Quando qualcuno ci chiederà di fare qualcosa che in quel momento non possiamo fare, perché abbiamo pianificato di fare altro, serenamente sapremo come comportarci. Non cederemo più alla cattiva abitudine della procrastinazione poiché avremo preso un impegno con noi stessi. Rimanere fedeli è importante per sperimentare quel senso di soddisfazione e gioia che si prova a fine giornata quando abbiamo adempiuto a ogni compito. Quando saremo riusciti a fare tutto quello che avevamo programmato, rafforzeremo la nostra autostima e la fiducia nelle nostre capacità. Non esiste lo strumento perfetto, ognuno tramite prove ed errori, troverà il proprio, dipenderà dalla personalità di ciascuno. L’importante è mettere nero su bianco. Quando scriviamo, stiamo dicendo al nostro cervello cosa deve fare. Un suggerimento che mi permetto di dare è quello di organizzare l’attività per blocchi, dando un nome a ognuno di loro. Non entrate in un altro blocco di attività se non avrete terminato quello precedente. Una cosa alla volta quindi, focalizzati sull’obiettivo, consapevoli delle scelte. Come sostiene lo scrittore e consulente motivazionale americano Denis Waitley: “La ragione per cui la maggior parte delle persone non raggiungono mai i loro obiettivi è che non li definiscono, o mai sul serio li considerano credibili e realizzabili. I vincitori possono dirvi dove stanno andando, che cosa hanno intenzione di fare lungo la strada, e chi condivide l’avventura con loro”.

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