Il focus strategico si sposta quindi su Generali, obiettivo verso il quale sembrano orientarsi le mosse dei due. Mediobanca potrebbe servire da leva per raggiungere una percentuale maggiore. La motivazione è che sulla banca d’affari milanese non ci sono a breve appuntamenti di rilievo, come scrive Il Giornale, “il cda è appena stato rinnovato, la governance non è in revisione, conti e strategie danno soddisfazione a tutti. ”
Il punto è, invece, a Trieste. Sia Caltagirone sia Del Vecchio hanno manifestato in varie occasioni le loro perplessità in relazione all’attuale gestione dell’ad Philippe Donnet, che è nel mirino dei due imprenditori – e più in generale lo è la governance del gruppo triestino. In particolare, vedono come il fumo negli occhi l’adozione della «lista del cda», cioè la possibilità che sia il consiglio uscente a scegliere quello successivo. Il modello, consentito dallo statuto e appoggiato da Mediobanca e dal suo ad Alberto Nagel deve essere portato in consiglio dal presidente Gabriele Galateri, il quale però non lo ha ancora fatto. E la prossima finestra è vicina: il cda della semestrale del 2 agosto. Per questo la mossa di ieri di Caltagirone è interpretata come un altro movimento del pressing portato avanti su Mediobanca in chiave Generali.
I prossimi giorni risultano decisivi. Il 29 luglio è in calendario il cda di Mediobanca; l’indomani sono attesi gli stress test sulle banche: un verdetto che peserà molto sul risiko e soprattutto sul destino di Mps. Il 2 agosto, infine, il consiglio delle Generali (dove Caltagirone è vicepresidente e Del Vecchio è rappresentato da Romolo Bardin), nel quale Galateri potrebbe mettere ai voti la lista del cda.
In mezzo, il 31 luglio, ci sarà anche il cda di Rcs. Il summit è atteso per vedere se saranno presi in considerazione accantonamenti sulle cause di Blackstone, storia che potrebbe presto rientrare nel grande gioco in corso tra i poteri forti della finanza.