Credito Fondiario cambia, nasce il gruppo Gardant

È cominciata la riorganizzazione del Credito Fondiario (o il suo raddoppio) che ora si divide in due nuove realtà separate e indipendenti. La prima continuerà a essere una realtà con licenza bancaria focalizzata sul credito alle pmi e con un modello di business innovativo, l’altra sarà il gruppo Gardant, di natura industriale, specializzata in credit servicing e di investimento in crediti illiquidi e deteriorati. E diventerà operativo nel corso delle prossime settimane. In altre parole, la scelta è stata quella di separare le attività di debt servicing e debt purchasing da quelle bancari e di finanza specializzata per le aziende italiane. La nuova società sarà guidata da Mirko Briozzo in qualità di ad della capogruppo Gardant e da Guido Lombardo come ad e sarà organizzato tramite una holding, Gardant, a cui faranno capo le società dedicate all’a di Gardant investor sgr, nuova società di gestione del risparmio specializzata in investimenti alternativi nel settore del credito. Mirko e Guido fanno parte del team che nel 2013 ha acquisito e avviato il rilancio di Credito Fondiario e, da ultimo ricoprivano i ruoli, rispettivamente, di vice dg e consigliere/tio.

Flavio Valeri, già ceo di Deutsche Bank Italia e con una prestigiosa carriera nel settore del commercial e investement banking, è stato nominato presidente di Gardant. Antonino Turicchi, già direttore generale di Cdp e con vari ruoli apicali nel settore pubblico, è stato nominato presidente di Gardant investor sgr. Quanto al Credito Fondiario, questo continuerà a essere guidata da Iacopo de Francisco (che assumerà la carica di ad e dg) e da Panfilo Tarantelli che manterrà quella di presidente del cda. Afferma De Francisco, nel corso della conferenza stampa di presentazione tenutasi a Milano: «il nuovo Credito Fondiario ha l’ambizione di diventare la piattaforma più innovativa della piccola e media impresa italiana. Uniremo la tradizione all’anima fintech. Nel futuro ci sarà anche un cambio di nome». L’intero gruppo Gardant è formato da oltre 300 professionisti. Gestirà, in totale, 45 miliardi di euro di crediti, con oltre 20 miliardi sui quali opererà come special servicer. Nell’arco del 2020 la divisione di special servicing ha registrato oltre 640 milioni di euro di cash collection mentre la divisione di investimento in questi anni ha supportato l’acquisto di crediti per un ammontare complessivo di prezzo di oltre 1,2 miliardi di euro. La piattaforma di servicing del gruppo è stata, nel corso del 2020, oggetto di un doppio upgrade da parte delle agenzie di rating S&P e Fitch (above average/S2+). «Gardant sarà in grado di soddisfare tutte le esigenze della clientela e coprire l’intera filiera del valore nel settore dei crediti deteriorati e del sottostante», dichiara Guido Lombardo, ad di Gardant investor sgr.

 

«Rispetto al passato, ci stiamo dotando di uno strumento aggiuntivo, ovvero di una società di gestione del risparmio specializzata in investimenti nel credito e nel rischio sia industriale sia immobiliare collegato. Uno strumento flessibile per impostare soluzioni innovative e attraenti per investitori interessati al mercato italiano, che presenta rendimenti potenzialmente elevati ma che presenta anche un grado di complessità particolare da gestire», aggiunge. E conclude: «è già partito un fondo con un obiettivo di raccolta tra 3 e 500 milioni di euro di equity che ci permetterà di investire fino a 1,5 miliardi di prezzo d’acquisto che speriamo di chiudere entro fine anno. Si chiamerà Fondo Gardant e, ci tengo a sottolineare, ci sarà un allineamento di interessi e coinvestimenti». Precisa Valeri: «la gestione dei crediti deteriorati è diventata quasi un’attività industriale. Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo settore merceologico di mercato. Ci sarà spazio per tutti ma è importante essere tra i primi operatori».

Azionista di controllo del nuovo gruppo è, in continuità con la situazione attuale, il fondo di investimento americano Elliott, attraverso la controllata Tiber Investments, con una quota pari a circa 87%. Membri del management team e altri investitori privati detengono il restante 13%. Per ora non è di attualità l’ipotesi di uno sbarco in Borsa ma non è da escludersi nel futuro.

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