Azimut, il ruggito di Giuliani

Azimut è ancora sottovalutata in borsa, la seconda parte del 2021 si preannuncia ottima e la società è pronta a crescere sempre di più, sia all’estero che in Italia. Si articola su questi pilastri la riflessione di Pietro Giuliani, presidente e fondatore di Azimut, apparsa lo scorso 31 luglio sulle pagine di Milano Finanza.

Parole cariche di orgoglio e ottimismo che chiariscono ancora una volta lo spirito propositivo che da sempre caratterizza il pensiero di Giuliani “Abbiamo alzato la guidance dell’utile netto da 350 mln fino a 500 mln a fine anno perché, dopo sette mesi di rialzi, se i mercati continueranno ad andare così bene, arriveremo a chiudere un ottimo bilancio. I 226 milioni di utile dei primi sei mesi, infatti, non includono le commissioni di performance che oggi si calcolano con il nuovo metodo e si calcoleranno solo il 31 dicembre. Un segnale molto forte, poi, è arrivato dalla raccolta netta. Sui 12 mld del primo semestre ne abbiamo fatto molta all’estero, il 37% delle masse. Siamo l’unico operatore italiaqno così diversificato. Al momento, dunque, la fotografia è rosea”.

Un orizzonte sereno verso il quale rivolgersi guardando alla crescita sia interna che esterna: “Siamo italiani e vogliamo mantenere il cuore e il cervello in Italia. Tanto più il Paese ci darà la possibilità di continuare a crescere, tanto più lo faremo qui. L’estero ci aiuta e crescerà ancora. Ad esempio, negli Stati Uniti abbiamo un importante accordo con Sanctuary, rete di ultima generazione, vera Università del wealth management. La sfida è l’integrazione con le nostre società di gestione, affinché i nostri prodotti vengano diffusi anche da loro. L’Asia resta un mercato importante con la sua propagine australiana. Siamo in Egitto come avamposto per espanderci in Africa. E siamo il primo operatore di risparmio gestito in Turchia”.

Uno sviluppo che avrà sempre nell’indipendenza un suo punto focale di partenza: “L’indipendenza è la nostra forza e lo sarà anche in futuro. Quando ci siamo quotati per sei mesi siamo andati sotto il prezzo di ipo. Siamo tornati al di sopra solo grazie alla attenzione degli azionisti americani e inglesi, che oggi sono tra i più presenti nel nostro capitale. E’ il caso di dire nemo propheta in patria. Certo, potremo comunque fare alleanze molto importanti in futuro anche qui in Italia. Ma dipende essenzialmente dalle valutazioni”. Anche perché, chiosa ribadisce Giuliani “Non è possibile che io in Italia cresca da sette anni, faccia più utili degli altri e Azimut in borsa valga un miliardo in meno del concorrente quotato più in basso”.

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