Carmignac Gestion: prospettive 2008

Prospettive macroeconomiche

Crescita mondiale: il peso delle materie prime

Il riequilibrio mondiale a favore dei paesi “nuovi” ha raggiunto un livello in cui la crescita generata è al contempo limitata dalla scarsità delle risorse naturali disponibili. Il trimestre appena trascorso conferma che l’offerta di materie prime fatica a rispondere alla domanda dei paesi emergenti.

L’impatto della scarsità delle risorse naturali ha, come conseguenza, un forte rallentamento della
crescita mondiale:

• L’aumento dei prezzi delle materie prime riduce il potere d’acquisto dei consumatori nei paesi importatori. Ad esempio, si stima che un barile di greggio a 130 dollari riduca la capacità di crescita delle economie sviluppate di almeno il 10% (e l’impatto è ancora maggiore nei paesi emergenti),

• Questa situazione crea anticipazioni inflazionistiche a breve termine alle quali le Banche centrali devono far fronte.

“Nell’attesa che i prezzi elevati inizino a gravare sulla domanda e inducano a mettere a punto prodotti alternativi, le economie sviluppate subiranno un costante rallentamento e il potenziale di crescita delle economie emergenti sarà leggermente ridotto”, spiega il Presidente, Edouard Carmignac.

Politiche monetarie accomodanti

L’inflazione mondiale è dovuta esclusivamente al rialzo dei prezzi dell’energia e di alcune materie prime agricole, la cui impennata è stata amplificata dai cambiamenti climatici recenti e da un fenomeno di concorrenza fra colture alimentari e colture energetiche. Di fronte a questa situazione, le Banche centrali dei paesi sviluppati sono relativamente inermi. Tale fenomeno di inflazione quasi endogeno provoca forti ripercussioni sui consumi delle famiglie, proprio mentre gli Stati Uniti attraversano una profonda crisi immobiliare e l’Europa deve confrontarsi con un’inversione congiunturale. Gli aumenti dei tassi potrebbero rivelarsi pericolosi per l’attività, tanto più che le banche non hanno ancora risanato i bilanci e mal sopporterebbero un’inversione della curva dei tassi, che sicuramente comporterebbe un nuovo ciclo di restringimento monetario. In questo contesto, le Banche centrali occidentali rischiano di essere costrette a condurre politiche monetarie accomodanti: “abbaieranno più di quanto non morderanno”, sottolinea Edouard Carmignac.

Dollaro: fine della flessione?

Le pressioni inflazionistiche che gravano sull’economia mondiale richiederebbero effettivamente un aumento dei tassi d’interesse da parte dei paesi emergenti per ridurre la domanda di materie prime. Eppure, finora una spinta in tal senso è mancata a causa della debolezza della moneta americana: una rivalutazione eccessiva della valuta nazionale rispetto al dollaro rischierebbe, infatti, di diminuire la loro competitività. In un simile contesto, un certo numero di paesi emergenti (fra cui l’India e la Russia) fa registrare tassi reali negativi. Al contrario, un rialzo del dollaro permetterebbe di aumentare i loro margini di manovra per combattere l’inflazione. Sembra ormai assodata l’esistenza di un consenso per un dollaro più forte. Il ritorno dei grandi
interventi concertati sul mercato dei cambi potrebbe rappresentare una sorpresa nei prossimi mesi.


Strategia di investimento

Gestione europea: uno stock-picking efficace

Il trimestre è stato contrassegnato da performance positive della gestione europea di Carmignac Gestion, mentre gli indici europei hanno registrato una netta flessione: +2,2% per Carmignac Grande Europe (contro -5,4% del suo indice), +2,3% per Carmignac Euro-Investissement (contro -7,3% del suo indice), +2,9% per Carmignac Euro-Patrimoine (contro -2,8%) e +6,6% per Carmignac Euro-Entrepreneurs (contro -9%).

Nonostante l’attuale debolezza dei mercati azionari, restiamo fermamente ottimisti rispetto alle numerose opportunità di investimento che continuiamo a individuare in molti settori. I buoni risultati accumulati confermano sia il nostro approccio stock-picking, sia la strategia dei nostri fondi finalizzata alla ricerca di titoli in crescita nell’Europa emergente e nelle piccole e medie capitalizzazioni.

Risorse naturali: l’impatto del rialzo dei sottostanti

Carmignac Gestion mantiene salde le proprie convinzioni riguardo a questo tema di investimento. L’impatto della scarsità delle materie prime è ormai assodato e dovrebbe tradursi nella valorizzazione delle società di tutta la filiera di produzione in cui investiamo. Sebbene i titoli di questo settore abbiano registrato un andamento decisamente positivo rispetto ai mercati azionari nel loro complesso, in realtà hanno riflettuto solo in parte l’aumento delle materie prime sottostanti. Il loro potenziale di resistenza è dunque notevole, anche nel caso di un rialzo del dollaro e di un rallentamento dell’economia mondiale.

Mercati emergenti: il Brasile e la Cina mantengono il loro potenziale

La nostra Gestione continua a confidare in questo tema. Il rincaro delle materie prime agricole ed energetiche crea nei paesi “nuovi” una situazione inflazionistica che spinge a una maggiore selettività negli investimenti. Tuttavia, i loro punti di forza restano numerosi:

• Il boom delle materie prime giova soprattutto ai paesi produttori,
• L’aumento degli scambi fra paesi emergenti, in particolare in Asia, li rende meno dipendenti dalla domanda degli Stati Uniti rispetto al passato.

In generale, l’universo emergente varia notevolmente in funzione dei paesi. La capacità di far fronte all’inflazione è piuttosto differenziata. L’India, con le sue politiche di bilancio poco virtuose e le spese delle famiglie destinate per il 60% all’alimentazione e all’energia, non è “l’alunna migliore della classe”. In compenso, il Brasile, che è ricchissimo di materie prime e che pratica una politica monetaria adeguata, costituisce un buon esempio dei paesi che conservano il loro potenziale.

La nostra Gestione confida anche e in particolar modo nella Cina. Da un lato, perché, a breve termine, la sua crescita ultradinamica è in grado di assorbire gli choc inflazionistici e dall’altro perché, più a lungo termine, le autorità cinesi adotteranno con ogni probabilità una politica di valutazione progressiva del Renminbi in grado di limitare l’inflazione.

Mercati obbligazionari: un pessimismo probabilmente eccessivo

Le tensioni inflazionistiche che si sono manifestate sulla scia dell’aumento delle quotazioni del petrolio (+40% in questo trimestre) sono state all’origine di una brutale inversione sui mercati obbligazionari. La nostra Gestione ha adottato un profilo prudente, capitalizzando su un fondo di portafoglio che gode, allo stato attuale, di un buon rendimento.

Restiamo in attesa di una svolta della BCE, anche se è improbabile che intervenga prima che sia superata la fase acuta dell’inflazione, ovvero a partire da settembre. “Tuttavia, riteniamo che il pessimismo generale sia di natura tale da produrre una ripresa di ampia portata in presenza di qualsiasi segnale positivo riguardante l’inflazione, la solvibilità bancaria e la redditività delle aziende”, spiega Frédéric Leroux, esperto in macroeconomia.

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