Greenwashing, le banche svizzere sotto l’accusa di Greenpeace

Il greenwashing continua a creare dibattiti e accuse. Greenpeace, associazione internazionale di tutela ambientale, accusa gli istituti bancari elvetici per una condotta errata e poco ambientale, al netto della presentazione “verde”. Come comunica la stessa associazione, la consulenza delle banche svizzere in materia di investimenti sostenibili è assente o lacunosa e i prodotti proposti non sono veramente in linea con gli obiettivi di protezione climatica. L’accusa di Greenpeace si basa su test concreti effettuati dai suoi attivisti. Secondo l’organizzazione ambientalista l’indagine dimostra che la piazza finanziaria elvetica pratica il cosiddetto greenwashing, cioè l’ecologismo di facciata.
Stando a quanto comunicato  dall’associazione, 33 simpatizzanti  si sono presentati presso 19 banche come potenziali investitori. Sono stati effettuati 43 colloqui con gli specialisti degli istituti: solo nella metà dei casi i consulenti hanno chiesto al cliente se la sostenibilità costituiva un fattore importante. Le “cavie” dell’esperimento hanno dovuto indicare attivamente la loro preferenza. In totale i richiedenti si sono visti offrire dieci prodotti che avrebbero dovuto soddisfare questo desiderio.

Ancora peggiore, secondo l’associazione, è la situazione nell’ottica di gamma e varietà di prodotti offerti. Perché, continua Greenpeace, di quei dieci nessuno di essi prendeva come punto di riferimento gli obiettivi cliamtici dell’accordo di Parigi. La loro concordanza con il rispetto dell’ambiente e degli accordi si è dimostrata solo marginalmente maggiore rispetto agli investimenti convenzionali. Infine, l’organizzazione sottolinea che i gestori del portafoglio siano poco trasparenti sulla questione.

Inoltre, nel 60% dei fondi analizzati i criteri di sostenibilità sono applicati solo a una parte del portafoglio del fondo. Vi è quindi un rischio elevato che questi fondi investano anche in aziende che danneggiano l’ambiente. Inoltre, sempre stando a Greenpeace, alcune pubblicità di prodotti sono persino ingannevoli: l’indagine su due prodotti di UBS e Credit Suisse ha mostrato che promettevano un effetto sul clima che in realtà non possono avere.

Secondo l’organizzazione ambientalista l’inchiesta mostra chiaramente che oggi investire in modo compatibile con l’accordo di Parigi è praticamente impossibile.  Il tempo stringe, afferma Greenpeace: il riscaldamento globale sta progredendo più velocemente di quanto ipotizzato in precedenza e di conseguenza le emissioni di gas serra devono diminuire immediatamente e in modo molto significativo.

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