Consulenti e polizze, i due volti delle unit linked

Di seguito una riflessione inviataci da un nostro lettore sullo straordinario incremento delle polizze Unit Linked riportato nell’articolo “Consulenti, pioggia di polizze per i clienti” di venerdì 3 settembre.

Sul numero di Bluerating del 3 settembre è stato pubblicato un articolo dal titolo “Consulenti, pioggia di polizze per i clienti” in cui, riprendendo il report di Assoreti, si evidenzia l’indiscutibile successo delle Unit Linked, citando testualmente:

“Nei bilanci 2020 delle maggiori reti nazionali, si nota come la percentuale di polizze unit linked sottoscritte sia piuttosto importante” inoltre si aggiunge “… secondo il report le Polizze Unit Linked nel 1° semestre del 2021 hanno più che raddoppiato la raccolta, segnando un bottino da 5.339,5 milioni di euro.  

Uno dei motivi del successo di questo prodotto finanziario indubbiamente è da attribuire alle sue specifiche ed interessanti caratteristiche, che consentono di coniugare gli aspetti positivi di una dinamica gestione finanziaria a considerevoli vantaggi sia in termini fiscali che successori, peculiari delle polizze.

Se però andiamo a consultare i dati evidenziati nell’ultimo “Report IVASS” di Aprile 2021, sorge quantomeno il dubbio che vi possano essere stati anche altri importanti motivi che abbiano favorito la travolgente crescita delle Unit Linked. Infatti, il “Report IVASS” cita:

“…… dall’analisi emerge che, in taluni casi riferiti a prodotti unit linked e multiramo, i valori degli RIY (che esprime l’impatto dei costi totali sostenuti sul possibile rendimento dell’investimento) per singola opzione sono molto elevati e tali da destare perplessità circa la profittabilità dei prodotti per i clienti che dovessero acquistare queste opzioni” continua dichiarando “…. i valori di RIY delle opzioni finanziarie sottostanti sono generalmente compresi tra 1,5% e 4%” e conclude “…nelle unit linked si registrano valori di RIY superiori al 4% nel 43% dei casi.”

 

Penso sia evidente a tutti come l’applicazione di un costo del 3/4% sia insostenibile ed in grado di tagliare le gambe a qualunque prodotto finanziario per quanto ottimamente gestito, rendendolo inevitabilmente inefficiente e poco conveniente per il risparmiatore. Di converso, un tale contesto ha consentito a molte Istituzioni Finanziarie di ottenere utili record.

Premesso che non esiste alcun motivo tecnico che possa giustificare commissioni così spropositate, quanto riportato sembra suggerire una conclusione alquanto sconfortante, ovvero che si siano utilizzate le Unit Linked – prodotto, come detto, tecnicamente interessante ed appetibile – come cavallo di Troia per poter caricare sui risparmiatori extracosti spesso poco evidenti e di difficile individuazione, grazie alla complessità della loro struttura.

 

Ampliando il discorso, evidentemente un dubbio sulla trasparenza dell’offerta e soprattutto sulla correttezza di taluni comportamenti di alcune Istituzioni Finanziarie non sembra del tutto infondato, se qualche perplessità è sorta anche alla “Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario”, la cui presidente Carla Ruocco – come si legge nell’articolo presente nello stesso numero del 3 settembre di Blueratig dal titolo: “Banche, pressioni commerciali: la questione arriva in Parlamento” – cita testualmente:

I modelli distributivi e le pressioni commerciali sulla vendita dei prodotti finanziari pongono rilevanti profili di criticità sia sulla tutela del risparmio sia sul corretto funzionamento del sistema bancario e finanziario”.

 

Concludendo possiamo riassumere: il prodotto tecnicamente va bene, ma è come viene proposto che spesso non va bene.

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