Banche e pressioni commerciali, un dossier è pronto sul tavolo

“Sono anni che ci battiamo contro le pressioni commerciali indebite che costringono e che hanno costretto in passato le lavoratrici e i lavoratori bancari a vendere alla clientela prodotti finanziari anche a rischio. Il problema che abbiamo riscontrato è che si può essere nella forma apparentemente corretti e inappuntabili, ma poi nella sostanza e nella quotidianità fortemente scorretti. Non vogliamo che si ripetano più i casi delle due banche venete e delle quattro ex bridge bank, quando tutta l’Italia, si ricorderà, parlò di risparmio tradito. Esistono centinaia di volantini unitari, di tutte le organizzazioni sindacali, che abbiamo raccolto in un dossier e che metteremo a disposizione della Commissione parlamentare d’inchiesta, testimoniano un negativo quadro d’insieme che non solo ha portato la categoria indietro di oltre 20 anni”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervistato da Class Cnbc.

“Quotidianamente accertiamo casi di minacce, offese, ricatti che toccano la carriera e la vita personale di ogni dipendente di banca, isolamento di chi non vende prodotti, un clima aziendale d’insieme che è precipitato negli ultimi due anni, riportando la categoria indietro nel tempo.  Ci sono problemi, guai e disagi ingiustificabili. Perché i risultati commerciali le aziende li possono raggiungere anche senza questo genere di prevaricazioni. Invece si approfittano della disponibilità dei lavoratori. In alcuni gruppi bancari, i responsabili commerciali applicano una sorta di lavaggio del cervello. Sembra di essere in un villaggio Valtour di altri tempi, quando i clienti, in questo caso i lavoratori, sono costretti a registrare canzonette e a recitare come se fossero al teatro per compiacere i capi. Questo non è uno scherzo: è la vera e propria realtà» ha aggiunto Sileoni. «Non vogliamo che si ripetano più quelle scene, di povera gente in piazza truffata dai vertici delle banche e gli stessi tristi ricordi di quelle lavoratrici e di quei lavoratori bancari costretti a metterci la faccia, a rispondere di persona anche di fronte alla legge, per responsabilità altrui. Il problema è sempre il solito: i sindacati nazionali fanno accordi in Abi all’interno del contratto nazionale e un istante dopo alcuni importanti gruppi bancari si attivano per renderli inefficaci. Aderiscono ad Abi, ma poi certe banche smaniano per rendersi autonome sotto ogni punto di vista. Se avessero un po’ di coraggio, mettendo da parte l’ipocrisia sarebbe molto più coerente se uscissero da Abi” ha concluso il segretario generale della Fabi.

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