Pressioni commerciali, quando le banche fanno spallucce

“Sull’argomento delle indebite pressioni commerciali per la vendita di prodotti finanziari, subite dalle lavoratrici e dai lavoratori bancari. è fondamentale partire da un presupposto. Per risolvere un problema, bisogna riconoscere che esiste questo problema. Bisogna partire da qui ed è un concetto, questo, che alcune banche rifiutano”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Omnibus in onda su La7.

“La grave situazione va distinta in due aspetti: i problemi causati alle lavoratrici e ai lavoratori bancari e quelli, probabili, alla clientela. La norma presente nel nostro contratto nazionale per eliminare o diminuire le indebite pressioni commerciali e i conseguenti rischi alla clientela viene regolarmente violentata, attuata in minima parte, modificata sostanzialmente nei comportamenti delle banche e, aspetto ancora più grave, resa inapplicabile. È indispensabile che le banche accettino l’anonimato delle segnalazioni dei dipendenti di banca, ma stanno facendo resistenza. Insomma, la norma c’è, raramente viene applicata, spesso viene depotenziata con l’inevitabile protesta di tutte le organizzazioni sindacali territoriali manifestata attraverso centinaia di volantini di protesta e denuncia. Mi riferisco anche a umiliazioni verbali anche pubbliche, minacce di trasferimento, minacce di revoca delle ferie, denigrazione, forzature di ogni genere sugli appuntamenti con la clientela, obbligo di vendere prodotti finanziari e assicurativi anche durante il periodo del Covid,  elenchi pubblici sui risultati di vendita (con nomi e cognomi), ossessivi controlli di ogni genere e chi è in smart working viene obbligato a “produrre” di più, pur di vendere ogni genere di prodotto finanziario o assicurativo» ha aggiunto Sileoni. Secondo il segretario generale della Fabi «siamo arrivati al punto che oggi, mentre io sto parlando, migliaia di lavoratrici e lavoratori bancari sono in cura da psicologi e psichiatri, migliaia di clienti si lamentano dei cambiamenti in atto e si fidano sempre di meno. Il sindacato non è la magistratura né ha i poteri delle autorità di vigilanza. Noi abbiamo l’obbligo di segnalare un problema, di trovare delle soluzioni, ma le soluzioni si possono trovare soltanto se la nostra controparte, cioè le banche, si rendono disponibili a regolamentare seriamente, nell’interesse di tutti, una situazione del genere. Sarà poi la Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Carla Ruocco, se lo vorrà, ad approfondire e verificare l’esistenza di anomalie”.​

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