Fineco, rallenta la campagna di Britannia

Il moderno purgatorio si chiama Uk-post-Brexit. E ad esserci dentro ci sono migliaia di italiani, si tratta di 20mila clienti di Fineco, che si ritrovano in una situazione bancaria dai contorni indefiniti.

Fineco, come riporta Il Sole 24 ore, è l’unica banca italiana ad avere anche degli sportelli in Uk, ma digitali chiaramente, destinati alla clientela commerciale. Un piccolo risparmiatore può aprire un conto corrente: il conto è inglese, la banca è italiana. Per anni il connubio non ha sollevato nessuna critica o problema, poiché i due Paesi si ritrovavano a far parte del mercato unico.

Adesso la situazione è diversa. Da un anno l’Uk è fuori dalla Ue e l’industria bancaria ha abbracciato appieno i sentimenti dell’hard brexit. Bruxelles e Londra si erano date altri 6 mesi per trovare l’intesa. Ma dal 30 giugno la situazione precipita: nessuna reciprocità tra Ue e uk, transazioni non più libere o automatiche; addio al cosiddetto Passaporto Ue.

I clienti di Fineco in Uk, di cui in realtà solo il 15% risulta italiano, si trovano con un conto corrente fuori mercato. Ciò significa soldi in Inghilterra ma in una banca – diventata – straniera. La rassicurazione della banca è stata che l’istituto ha partecipato al modello TPR, ovvero lo strumento che ha sostituito il Passaporto Europeo. Si tratta di un’autorizzazione che permette a banche o intermediari che hanno sede in Ue di lavorare anche in Uk in attesa di autorizzazione. La banca ha concluso: “non ci sono problemi di operatività”.

La situazione però rimane incerta. Sul sito della banca, in versione inglese, si lege che la Banca non è “Fca Regulated”, di fatto Fineco opera in una sorta di regime provvvisorio e il permesso TPR dura solo 3 anni. Ciò pone dei problemi nella cavalcata brittanica di Fineco, partita diversi anni fa con l’obbiettivo di avvicinarsi ai 700mila italiani in Uk. Mossa ambiziosa, ora più ostica.

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