Fineco non teme la Brexit

Come avevamo raccontato pochi giorni faFineco ha gioco forza messo in stand-by la sua campagna oltremanica in cui si era lanciata poco più di un anno fa. La Brexit ha invece mescolato il mazzo. Londra, non chiudendo nessun accordo con l’Ue, ha alzato il ponte levatoio per l’industria bancaria. E così l’istituto di Foti, come le altre banche esterne al Regno Unito, dovrà dire addio al passaporto europeo e all’equvalenza. A livello numerico, in riferimento a Fineco, chi si trova coinvolto sono circa 20mila correntisti, di cui il 15% italiano, clienti di una banca retail italiana in patria estera.

Insomma, un bel nodo da sciogliere ma che a quanto pare è sotto controllo. Almeno a quanto dichiara Paolo Di Grazia, vicedirettore dell’istituto, a Il Sole 24 Ore: “non c’è alcun rischio operativo”. E sottolinea: “Faremo tutto quello che è necessario per continuare a dare ai clienti i medesimi prodotti che oggi sono disponibili”.

Fineco infatti continua a fare il suo lavoro, grazie al TPR, un lasciapassare concesso dai regolatori britannici che dura 3 anni e nello specifico caso scadrà il 3 dicembre 2022, data in cui Fineco dovrà risolvere l’empasse.

L’istituto di Foti ha sottolineato la presenza della banca digitale nella lista temporanea delle authoriy dei mercati (PRA e FCA) in attesa di ottenere il pieno riconoscimento.  “Abbiamo diverse opzioni” chiosa Di Grazia, che si dice positivo: “In meno di un anno e mezzo saremo a posto”.

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