Consulenti, le tre strade per l’etica

Ogni consulente che esercita in maniera legale la professione, non il disonesto intenzionale, può scegliere diversi status di integrità. Con lo status amorale si assume solo la prospettiva giuridica, il minimo accettabile per un esercizio mediocre della professione, perché si crede che la morale e l’etica coincidano con il rispetto della legge.

Legalità e opportunità

In quello immorale, pur rispettando formalmente la normativa, si viola lo spirito della legge per perseguire i propri interessi, non comprendendo che non tutto ciò che è lecito è giusto. Così, si propongono prodotti non coerenti con le esigenze del cliente evitando sanzioni legali e schivando sensi di colpa con il disimpegno morale: se è legale è permesso. Con lo status morale si considerano le questioni morali che sono gestite con regole eteronome, in base a motivazioni esterne quali acquisire il consenso del suo gruppo di riferimento.

Standard dell’adeguatezza

In questi tre casi si pratica lo standard dell’adeguatezza, ossia servire al meglio l’interesse del cliente: fornire al cliente raccomandazioni formalmente adeguate, ma che non sono, necessariamente, effettuate nel suo esclusivo interesse in quanto si bilanciano con gli interessi propri. Con lo status etico si considera il giusto e sbagliato e si perseguono principi etici universali autonomi. È lo standard fiduciario che contempla esclusivamente di perseguire il miglior interesse del cliente e dare priorità assoluta ai suoi progetti di vita. In definitiva, la prima responsabilità di un consulente è scegliere il tipo di professionista che si desidera essere poiché tale scelta è ineludibile.

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