Consulenti, reti e la gallina dalle uova d’oro

Pubblichiamo di seguito una lettera inviataci da un nostro lettore in merito al rapporto tra risparmio gestito e consulenza in italia.

L’unicità del nostro modello di business Wealth Management & Protection risulta vincente in un Paese come l’Italia”.

Questa l’orgogliosa dichiarazione dell’amministratore delegato di una delle maggiori Banche italiane, che conferma come il wealth management continua a essere uno dei pilastri della strategia della Banca, dopo aver constatato che “lo stock di attività finanziarie delle famiglie a fine 2020 ammontava a 4.777 miliardi, pari a 2,9 volte il Pil nominale“.

L’affermazione espressa da un Amministratore Delegato, nell’attuale contesto, è assolutamente coerente e giustificata: rafforzare la linea di business che si rivolge ad un mercato ricco e promettente.

D’altronde è una scelta quasi obbligata, dopo che l’ultima semestrale della Banca in questione ha ottenuto il 58% del risultato corrente lordo proprio dalle attività legate agli investimenti, settore che ha dato grandi soddisfazioni anche a molti altri grandi Istituti.

Queste dichiarazioni ed i numeri riportati confermano ancora una volta come il comparto del risparmio gestito rappresenti la gallina dalle uova d’oro, il vero punto di forza in grado di rendere solido il sistema bancario italiano.

Da quanto detto, la strategia di sviluppo del wealth management appare del tutto logica se, aggiungiamo, rimane   ”a parità di condizioni”, o, per dirla in modo chiaro, fino a quando la “MIFID II” non vedrà una sua seria e concreta attuazione, rimescolando le carte del mercato finanziario con maggiore equità.

Fin ora mi sembra che ci sia sempre stato un asso nascosto nella manica di chi teneva il banco.

Interessante, a tale proposito, ricordare cosa è successo in Gran Bretagna con l’applicazione nel 2012 del “Retail Distribution Review” (RDR), la norma che regolava il mercato dei servizi finanziari con lo scopo di garantire ai clienti maggiore chiarezza e migliori standard qualitativi, da cui ha preso ispirazione la stessa MIFID II e che, pertanto, presenta molti punti di contatto.

Si è visto come il mercato inglese si sia spostato molto velocemente verso prodotti caratterizzati da fasce commissionali più basse, con beneficio per i consumatori, passando da un picco del 2009 del 58% di prodotti finanziari appartenenti alle categorie commissionali più alte, ad un 19% del 2014. A essere penalizzati sono stati i prodotti più costosi come le polizze e le obbligazioni strutturate, mentre ad avvantaggiarsi sono stati i prodotti passivi come gli Etf. Anche se in effetti è difficile capire se questo cambiamento sia unicamente da imputarsi agli effetti della Rdr, sicuramente ha contribuito a favorirlo ed accelerarlo.

Altri effetti importanti dell’Rdr sono stati l’incremento del livello di professionalità dei consulenti inglesi ed il crollo del loro numero, passato da circa 50 mila nel 2009 a circa 30 mila nel 2018. Inoltre, la maggiore trasparenza riguardo i costi della consulenza ha portato moltissimi risparmiatori, soprattutto nella parte mass del mercato, a optare per il fai da te o per servizi più automatizzati come le piattaforme digitali.

La conseguenza è stata che le Banche sono praticamente uscite di scena, abbandonando il business della consulenza ai clienti retail e tagliando in maniera netta il numero dei propri consulenti (-40%).

Difficile capire il peso della RDR in questa scelta. Secondo la FCA, la riforma è stato uno dei fattori “insieme ad altre considerazioni di tipo strategico”.

È indubbio che la rigorosa attuazione della MIFID II comporterebbe anche in Italia uno stravolgimento dei ruoli, con grande vantaggio dei risparmiatori e inevitabili riconsiderazioni delle strategie aziendali.

D’altronde, questo sarebbe lo scopo principale della legge.

Purtroppo, come sappiamo, in Italia non è ancora avvenuta una seria ed effettiva applicazione della MIFID II, e questa “sospensione” ha permesso di mantenere inalterati fino ad oggi quei privilegi consolidati negli anni, che hanno consentito di ottenere notevoli extra utili all’intero Sistema Finanziario (Reti, Banche e Assicurazioni).

Ovviamente, tutto a scapito dei risparmiatori.

 

E proprio il perdurare di tale situazione favorevole, sta spingendo molte Banche a continuare ad impostare ambiziosi programmi di sviluppo strategici nel settore del risparmio gestito, convinti che sostanzialmente nulla cambierà in futuro, non tenendo conto in alcun modo dell’esperienza inglese.

Evidentemente, visto il loro peso specifico nell’ambito dell’economia italiana, hanno validi motivi per non preoccuparsi.

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