Risparmio gestito, ecco la ricetta-Draghi

 Come anticipato in mattinata da Bluerating.com è stato diffuso oggi il rapporto “Fondi comuni italiani: situazione attuale e possibili linee di intervento” curato dal Gruppo di lavoro promosso dalla Banca d’Italia, con la partecipazione di rappresentati del Ministero dell’Economia e delle finanze, della Consob e dell’industria. Il rapporto individua le cause e le possibili soluzioni alla crisi del risparmio gestito.

In particolare, secondo quanto indicato nel documento diffuso nella giornata di venerdì 18 luglio da Bankitalia, la crisi dei fondi comuni italiani, che si potrae da diversi anni, è ascrivibile principalmente alle asimmetrie nella regolamentazione in materia di trasparenza dei diversi prodotti finanziari; a elementi di criticità delle reti di vendita; alla limitata autonomia delle SGR nell’ambito dei gruppi di appartenenza; a svantaggi fiscali.

Alla luce di un tale scenario, le 50 pagine del rapporto frutto del lavoro del tavolo tecnico organizzato da Mario Draghi individua diverse linee di intervento. La prima delle quale non poteva che essere l’autonomia delle SGR, obiettivo da raggiungere rafforzando i requisiti di indipendenza degli ammiinstratori delle società di gestione, adottando un codice di autodisciplina relativo al ruolo delle SGR all’interno dei gruppi societari e delimitando i poteri di indirizzo e coordinamento delle capogruppo. 

In secondo luogo è necessario rendere confrontabili i diversi prodotti, armonizzando innanzitutto la trasparenza informativa delle obbligazioni bancarie rispetto ai fondi comuni e estendendo le regole di comportamento del testo unico della finanza anche agli agenti e broker che collocano polizze assicurative a contenuto finanziario. 
 
Per superare, invece, gli elementi di criticità delle reti di vendita il Gruppo di lavoro promosso da Banca d’Italia propone di sviluppare canali distributivi più diversificati, di valorizzare il ruolo dei consulenti indipendenti, di innalzare i requisiti di neutralità e di professionalità per lo svolgimento dell’attività di consulenza e di assicurare alla clientela un’adeguata assistenza anche in assenza di consulenza.

Non poteva mancare, poi, un appello, diretto chiaramente al Governo, ad armonizzare il regime fiscale che oggi penalizza i fondi comuni italiani. E l’appello alle istituzioni prevede anche un invito a favorire le iniziative comunitarie in materia di passaporto europeo, che potranno garantire una crescita dei prodotti italiani anche in Europa, e la richiesta di semplificare la disciplina dei fondi speculativi consento la distribuzione anche agli investitori retail dei fondi di fondi alternativi. 

Inevitabile, quindi il coinvolgimento di tutti i soggetti, operatori, associazioni e istituzioni. Ora le linee guida sono state tracciate, spetta al mercato, e non solo, seguirle per risollevare le sorti di un’industria che non può e non deve fallire.

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