Bancomat, il trend: diminuzione sportelli in tutta Italia

Affari e Finaza questa mattina porta in edicola una storia embematica della trasformazione cashless del Paese, che si scontra con la geomorfia di uno Stato che non è solo i grandi centri urbani. Ad esempio, “se l’unico sportello automatico per il ritiro di denaro di Nocera Umbra si rompe o esaurisce il cash, uno dei 5.600 abitanti della cittadina medievale arroccata tra gli Appennini deve percorrere una trentina di chilometri. La sua meta sarà la filiale bancaria di via Sportella Marini a Foligno, che dispone di ben due macchine Atm (automated teller machine, i bancomat) ma che, piccolo particolare, abbasserà le serrande una volta per tutte a inizio dicembre. Da quel momento, per ritirare un po’ di contanti il malcapitato dovrà viaggiare sino al centro di Foligno”.  La situazione è analoga in altre parti dell’Italia.  Il sindacato Fabi Umbria mette in guardai dai rischi e dai pericoli della cosiddetta “debancarizzazione” del territorio, conseguenza dei costi da tagliare da parte degli istituti bancari. “Cinque anni fa, in Umbria, si contavano 730 bancomat, ossia il 20% circa in più rispetto a oggi. E le filiali sono diminuite ancora di più” osserva il segretario regionale della Fabi, Enrico Simonetti.

I numeri di Bankitalia, rielaborati dal sindacato Uilca, confermano la tendenza : dal 2016 al 2020, gli Atm collegati a sportelli bancari (una o più macchine) sono diminuiti del 6,9%, da 36.754 a 34.204 unità, meno di quanto si siano ridotte le filiali, scese del 19,1% da 29.039 a 23.480. Nello stesso periodo, il numero di bancomat presso supermercati, centri commerciali e altri luoghi pubblici è cresciuto del 18,8%, da 5.269 a 6.258 macchine. Fermo restando che nel complesso gli Atm si sono ridimensionati, entrambi i fenomeni si spiegano con la necessità di sopperire con gli sportelli automatici alla forte riduzione di quelli fisici che ha caratterizzato gli ultimi anni.

Dal 2016 al 2020, i comuni italiani dotati di uno sportello bancario sono diminuiti del 9,2% a 5.102. Questo significa che i centri che ne sono privi sono ormai circa 2.800. Ecco perché Fabi Umbria si pone una serie di interrogativi: “Quale danno subisce la comunità di un piccolo paese che vede chiudere l’unica istituzione bancaria nel raggio di decine di chilometri e vede dissolversi rapporti professionali e umani? Chi occuperà il vuoto? Riteniamo che non si possa solo ragionare in termini di redditività, ma che debba esserci una responsabilità sociale verso i territori”.

In questo scenario, la pandemia sembra avere accelerato anche la più generale tendenza al ridimensionamento degli sportelli automatici. Nel 2020, infatti, si è ridotto il numero delle macchinette collocate sia all’interno degli sportelli (da 34.686 a 34.204) sia al di fuori (da 6.672 a 6.258). I dati di Bancomat Spa, società che gestisce l’omonimo circuito, parlano chiaro: nel 2020, i prelievi da Atm sono calati del 22% annuo a 510 milioni di operazioni, per un ammontare complessivo di poco inferiore agli 80 miliardi e con importi medi di 154 euro. Un fenomeno che per la società, partecipata da oltre 120 banche e controllata da Intesa Sanpaolo e Unicredit, “rispecchia il cambio di abitudini dei consumatori nei confronti del contante”.  Come se non bastasse, l’inserto economico ricorda che Bancomat Spa è al centro di un’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) perché intende introdurre commissioni più gravose per il consumatore nei prelievi in circolarità, quelli cioè in cui a gestire l’Atm da cui si ritirano i soldi è una banca diversa da quella che ha emesso la carta. Bancomat si è impegnata a fissare un tetto massimo, convincendo l’Agcm a prorogare la procedura ad aprile del 2022.

 

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