Il venir meno dell’acquisizione Unicredit-Mps riduce la pressione sul sistema a cercare a tutti i costi aggregazioni che fino a qualche settimana fa sembravano ineludibili, per controbattere alla creazione del grosso polo che sarebbe stata l’unione tra i due storici istituti. La necessità di trovare nuove sinergie non è scomparsa, ma è attenuata. «Ma in questo momento – confida un banchiere al quotidiano economico – forse ognuno può avere gioco a concentrarsi sui problemi di casa propria per essere pronto alla futura fase di aggregazioni che comunque arriverà».
Propellente decisivo per favorire questo processo sarà la proroga della norma che consente di trasformare le cosiddette imposte differite attive (Dta) per perdite pregresse in crediti fiscali in caso di aggregazioni. Misura però con scadenza a fine anno, anche se il governo ha reso noto di voler prolungare fino a giugno 2022.
L’attenzione del mercato è ora concentrata su BancoBpm. A lungo considerata preda privilegiata agli occhi di UniCredit per una possibile Opa. Piazza Meda sarà peraltro la prima delle banche italiane ad alzare il velo sul piano industriale post-pandemia. Il ceo Giuseppe Castagna lo presenterà al mercato il 4 novembre. Sicuramente sarà l’occasione per capire di più sulla strategia e il futuro dell’istituto. Di certo BancoBpm, come ribadito da Castagna, punta anzitutto a stare da sola. Smentito il potenziale interesse per Siena, è piuttosto a Modena, dove ha sede l’altra grande ex popolare Bper, che piazza Meda guarda con maggiore entusiasmo, visto il più favorevole rapporto di forza. Tra le due piazze però al momento il dialogo appare bloccato. Anche perchè a loro volta Bper e ancor più il suo primo azionista Unipol non vogliono certo rivestire il ruolo di comprimari.