Aggiungendo di “fatto del suo meglio per cercare di raggiungere un accordo che fosse in linea con i paletti fissati d’accordo con il Mef a fine luglio”.
Il banchiere inoltre ha confessato che le energie necessarie sarebbe dovute essere – a sorpresa di tutti – maggiori di quelle messe in campo: “Al netto di normali scostamenti dovuti a singole poste, l’ammontare di capitale necessario per dare esecuzione all’operazione coerentemente con quanto concordato nel termsheet era più significativo di quanto il Mef si aspettasse“.
Insomma, Orcel porta all’Ue, lo sforzo compiuto da UniCredit. “Abbiamo cercato e proposto diverse alternative per ridurre il fabbisogno di capitale identificato ma tutte si sono rivelate insufficienti a permettere alle parti di proseguire nella trattativa“. “Ci siamo avvicinati a questa operazione con una mentalità aperta, ma un atteggiamento al tempo stesso fermo. Siamo stati aperti a discutere potenziali soluzioni, ma estremamente chiari nell’indicare che tale operazione avrebbe dovuto essere conforme ai presupposti che erano stati concordati e resi pubblici fin dall’avvio delle negoziazioni”, aggiunge.
Anche perché “l’attività di M&A” in UniCredit, a detta di Orcel, non rappresenta un obiettivo principale della stratgia di Gae Aulenti, quanto un’opportunità di cogliere opportunità interessanti per il gruppo e gli stakeholder.