Credem, ecco come crescerà la rete

Banca, rete, clienti, prodotti e servizi. Tutto quanto ruota intorno alla professione del consulente finanziario nel 2021 ha trovato un connubio felice all’interno del Credito Emiliano, che il 7 ottobre scorso è stato premiato come Best Workplace ai BLUERATING AWARDS, i riconoscimenti che il nostro magazine conferisce ogni anno ai migliori financial advisor italiani e alle loro società mandanti, capaci di distinguersi per particolari qualità. E nel caso della rete del Credem, a emergere è stata proprio una qualità su tutte: il fatto di essere il miglior posto dove lavorare per un consulente finanziario, un best workplace che ha saputo “integrare in maniera virtuosa banca e rete, creando sinergie tra i lavoratori e per la capacità di potere garantire a questi uno degli istituti più solidi a livello continentale”. Così dicono le motivazioni del premio che certo non hanno lasciato indifferente Moris Franzoni, responsabile della rete dei consulenti finanziari Credem: “Il riconoscimento ci riempie ovviamente di orgoglio”, afferma, “perché vuol dire che abbiamo lavorato bene e abbiamo lavorato tanto. Ma vuol dire anche che si è concretizzata quella visione strategica che abbiamo messo in campo qualche anno fa, guardando in avanti con lungimiranza”.

In cosa consiste, nello specifico, questa visione?
Soprattutto nella consapevolezza che costruire un rapporto virtuoso con il cliente significa uno sforzo su più fronti. Non vogliamo eccellere in una sola disciplina, vorremmo essere bravi a 360°: come un buon decatleta ci sforziamo di arrivare a livelli di eccellenza in varie discipline. Avere ad esempio la migliore piattaforma e poi magari essere deficitari su altri fronti non è il nostro desiderata. Così abbiamo costruito una customer experience sul cliente che, secondo le rilevazioni di diverse società di ricerca, supera ampiamente la media di mercato. Ricordo con piacere una frase che ci ha citato più volte Mauro Berruto, ex ct della nazionale di pallavolo che ha collaborato con noi in passato: sulla via della virtù, gli dei hanno posto il sudore. Ecco, certi risultati si raggiungono a poco a poco, con il lavoro quotidiano.

Verso dove vi porterà questo lavoro quotidiano? In altre parole: quali saranno le future linee di sviluppo?
Siamo in una fase di grande fermento e non c’è stato mai un periodo con così tanta carne al fuoco, sotto il profilo del cambiamento. Veniamo da un periodo di risultati positivi e corriamo il rischio di fermarci, di adagiarsi su quanto già fatto. E invece no. È proprio in questi momenti che bisogna mettersi in discussione, per cercare di capire dove sono i margini di miglioramento. Per questo motivo nel primo quarto del 2022 partiranno nuove linee di sviluppo per la nostra rete, su diversi fronti. Insieme a partner esterni, tra cui anche un collaboratore della vostra testata come Maurizio Primanni, abbiamo ragionato sull’evoluzione del nostro modello di servizio, su come agire per raggiungere una maggiore efficienza e una maggiore personalizzazione dei servizi, su come potenziare un modello di offerta ibrido, che integra i canali fisici e digitali. Siamo convinti che il fattore umano mantenga il ruolo primario nella consulenza: avere un’automobile a guida autonoma con dispositivi avanzati, capace di frenare da sola e di riconoscere gli ostacoli con i sensori è affascinante, ma riteniamo che sia fondamentale la capacita del pilota di tenere saldamente in mano il volante e di spingere sull’acceleratore quando è ora di fare la differenza.

Quali sono invece le vostre strategie sul fronte del reclutamento?
La nostra intenzione è di continuare a crescere in maniera accelerata sia per linee interne che per sviluppo esterno, a seconda delle opportunità che offrirà il mercato. Questo vale principalmente sul fronte dell’ingaggio di nuovi colleghi, dove l’interesse per professionisti in arrivo da altre reti rimane sempre molto alto. Una qualità che apprezziamo è l’interesse dei professionisti che sono disposti a sperimentare il nostro modello di servizio, spaziando in ambiti che non hanno trovato finora adeguata risposta in altre reti: mi riferisco per esempio a tutto il mondo che ruota intorno ai clienti imprenditori, dal corporate lending all’M&A, dalle operazioni di leasing al welfare aziendale.

Come si concretizza il vostro impegno nelle attività di formazione dei consulenti finanziari?
La mia risposta è una diretta conseguenza di quanto ho appena detto sul mondo delle imprese. Non c’è servizio d’eccellenza senza conoscenza e quindi oltre alla formazione tecnica sul wealth management curata dalla nostra sim, siamo impegnati nell’accrescere le competenze dei consulenti riguardo ai servizi destinati al mondo delle aziende; per esempio a quello più innovativo delle start up, in cui investe direttamente anche il nostro gruppo bancario, collaborando con primarie realtà accademiche. Mi permetta però di sottolineare una cosa: per noi formazione significa anche apprendere dall’esterno, ad esempio quando un consulente entra nella nostra rete e porta il suo bagaglio di esperienze e di competenze, frutto di una vita di lavoro.

Per descrivere il vostro modo di fare banca, avete coniato un termine: Wellbanking. Ci spiega meglio il significato della parola?
Esprime il nostro modo di fare banca che porta a un equilibrio sano tra cliente, consulente e società mandante. Stare bene con noi stessi, con il nostro modo di lavorare, significa di conseguenza anche far star bene la clientela. I benefici di questo sforzo si toccano con mano nei numeri visto che il gruppo Credem può vantare uno dei tassi di fidelizzazione dei clienti più alti sul mercato. E lavorare bene insieme fa star meglio: nel 2021 abbiamo completato con le prime linee manageriali un percorso di formazione con l’amica Marina Capizzi su un tema non finanziario come le neuroscienze. Il risultato più bello è stato vedere nello sguardo dei miei colleghi quella voglia di apprendere, di mettersi in gioco e di sperimentare tipica di chi si approccia alla professione per la prima volta. Ecco, anche questo è il Wellbanking, il piacere di lavorare in un posto dove non si finisce mai di imparare cose nuove

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