Storia di un bancario disorientato che voleva fare il consulente

Buongiorno, pubblichiamo di seguito una lettera inviataci da un nostro lettore.  Un intervento dedicato al passaggio da banca a rete ma non solo. Vi ricordiamo che potete inviarci le vostre riflessioni a [email protected]

Buongiorno Bluerating, sono un bancario che si occupa di clientela Premium, con un portafoglio di medie dimensioni (30 mln). Premesso che l’azienda in cui lavoro è in crisi da tempo, le pressioni commerciali vengono indirizzate quasi in toto su chi svolge il mio ruolo, con annesse minacce di trasferimento/demansionamento. Ciò mi ha portato ad informarmi al mondo della consulenza, per valutare un eventuale piano B. Pur sentendo diverse reti, ho tratto delle conclusioni che mi hanno portato a non fare scelte che tutt’oggi mi sembrano avventate. Anzitutto ho trovato una giungla di contratti con clausole estremamente complesse ed il più delle volte penalizzanti. La struttura delle reti è piramidale, in caso di ingaggio un segnalatore ed un manager vengono immediatamente premiati con una cospicua somma in denaro.  Per il nuovo ingresso non c’è nessuna tutela, il rischio è tutto in capo al candidato che, se qualcosa dovesse andare storto, si trova di punto in bianco senza reddito anche solo dopo pochi mesi. La professione non è propriamente “libera”, le regole le fa la mandante, così le condizioni le può cambiare tanto per i clienti quanto per i consulenti, in qualsiasi momento. Così mi troverei nelle condizioni di dover vendere solo certi prodotti, ed addirittura dover chiedere deroghe al manager di turno, come un normale bancario. Ma qualcuno mi spiega come mai una rete che acquisisce una nuova figura professionale già  formata e con clientela al seguito (e commissioni annesse) riconosce una frazione minima di quello che rappresenta per intero denaro fresco in entrata? Aggiungiamo che la mandante ha la facoltà di revoca del mandato, anche senza giusta causa, se il tuo portafoglio non soddisfa i requisiti minimi…

Ma se manca un ricambio generazionale nessuno si è chiesto il motivo? Non sarebbe il caso di stabilire degli standard normativi che rendano più appetibile la professione e più tutelante per chi si appresta a fare il grande salto?

Grazie per l’attenzione.

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