Banche, facciamo un check-up

Le banche europee hanno retto bene all’evento Covid-19, mostrandosi resilienti, finanziando l’economia durante la pandemia perché meglio capitalizzate, con meno leva e con più liquidità rispetto a crisi da loro stesse generate in passato. Sono latenti alcuni rischi che, in quanto tali, possono risolversi in entrambi i versanti. Alcune situazioni di deterioramento si vanno auto-liquidando laddove la ripresa economica ha consentito buoni flussi di cassa forniti dai debitori. I fronti aperti sono numerosi e non possono essere gestiti nella loro completezza e complessità. Soprattutto perché taluni incrociano le loro conseguenze. La leva elevata condiziona la capacità di cogliere opportunità nei mercati finanziari e negli investimenti legati al processo di digitalizzazione. Restare fuori da quest’ultimo appare perdente in termini di quote di mercato. La capacità di presidiare l’essenziale perimetro del medio termine, del private equity e del private debt non è accompagnata da idonee fonti di raccolta. Il settore immobiliare è attraente, ma deve generare prontamente liquidità per corrispondere alle scadenze dei relativi finanziamenti. La raccolta è molto fluida e fortemente propensa a spostarsi da un intermediario all’altro ed alcuni non sono in grado di sopportarne il relativo costo di acquisizione o mantenimento. Inoltre, la ripresa economica ne diminuirà la stabilità. Nel settore dei sistemi di pagamento, infine, i nuovi competitor appaiono in grado di offrire soluzioni più avanzate per tecnologia e per aderenza alla domanda. Fusioni e acquisizioni saranno eventi permanenti e non sempre gli esiti soddisfacenti sono sicuri.

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