Banche, perdite di +300% su prestiti rischio green

La Bce ha solo un mantra in testa in questi giorni: “agire il prima possibile, sostenendo i costi dettati dalla transizione energetica, per evitare perdite maggiori più tardi, quando il cambiamento climatico produrrà effetti irreversibili sull’ambiente”, come riporta Il Sole 24 Ore.

Lo scenario è che da una parte Francoforte inspessisce la sua moral suasion, dall’altra il settore del credito rischia di pagare a fronte del cambiamento climatico un conto molto salato.

Secondo le prime stime di Oliver Wyman, le banche registreranno nel prossimi anni il 300% di perdite in più rispetto ai livelli odierni. Una bomba a lento rilascio, scrive il quotidiano economico.

Rispettare gli accordi e gli obiettivi individuati durante i lavori della Cop26 significa avere una presa di coscienza sui rischi che i tradizionali strumenti non sembrano cogliere a sufficienza.

Lo stress test “green” non genererà alcun impatto sui requisiti prudenziali sul capitale di vigilanza, afferma ancora il quotidiano. Ma su questo punto in realtà la Bce spinge molto.

Il secondo rischio sotto esame è quello della transizione. “L’introduzione di politiche climatiche tese a ridurre le emissioni di CO2 potrebbe infatti avere impatti negativi su alcuni settori altamenti energivori o a elevata produzione di anidride carbonica, come l’industria mineraria, cementiera e siderurgica”.

Per le banche risulterà fondamentale misurare accuratamente le aziende maggiormente esposte al rischio climatico e alla transizione verso un’economia più green. Serviranno dati di qualità. Ma d’altronde è lo stesso regolatore a volere una più attenta e oculata ponderazione dei crediti per il rischio climato.

La commissione Ue ha inviato l’Eba a calibrare la rischiosità degli attivi con l’esposizione al climate change, ai combustibili fossili e nei sttori ad alto impatto climatico.

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