Consulenza e previdenza, il nodo dei costi e della trasparenza

 Moneyfarm, società internazionale di investimento con approccio digitale, continua il proprio percorso di indagine sul tema della previdenza interrogando i risparmiatori italiani sulle loro aspettative di lungo termine e in particolare su desideri, aspettative e speranze riguardo la previdenza integrativa, con l’obiettivo di fornire all’industria del risparmio e alle istituzioni spunti di riflessione e direzioni di sviluppo dei prodotti previdenziali. Le evidenze emergono da un recente sondaggio effettuato nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca sulla previdenza avviato un anno fa da Moneyfarm in collaborazione con Progetica, società indipendente specializzata in educazione e pianificazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.

Il panel[1] è stato selezionato puntando ad un’adeguata rappresentanza di genere, età e livello patrimoniale ed è composto da investitori con un buon livello di istruzione, che conoscono, come è emerso, le principali criticità legate alla previdenza e chiedono pertanto un ulteriore passo in avanti al sistema. Predisposto a investire nella previdenza integrativa per il proprio futuro, il panel analizzato mette infatti in evidenza una serie di problematiche note – trasparenza, costi, competenza e accessibilità del consulente – che possono fungere da stimolo sia all’industria del risparmio, per la formulazione di un’offerta migliore, sia alle istituzioni, per eventuali interventi normativi futuri.

“Mettersi in ascolto dei risparmiatori e soddisfarne le esigenze reali può favorire l’evoluzione del mercato della previdenza complementare in Italia. A oggi il segmento non è ancora adeguatamente sviluppato nel nostro Paese e, proprio per questo, il margine di miglioramento è notevole. Fondamentale focalizzarsi sui giovani, che devono andare a integrare fin da oggi un assegno pensionistico pubblico che sarà inesorabilmente esiguo per non trovarsi costretti a rivedere significativamente il proprio stile di vita in pensione. In Moneyfarm, da sempre, crediamo che la trasparenza, l’attenzione ai costi e una consulenza di alta qualità e accessibile in modo semplice e immediato siano valori imprescindibili per chi offre un servizio d’investimento al passo coi tempi, a maggior ragione quando si parla di un tema urgente e delicato come quello della pensione” – ha dichiarato Andrea Rocchetti, Head of Investment Advisory di Moneyfarm.

PRINCIPALI EVIDENZE DEL SONDAGGIO

Attenzione ai costi e trasparenza in cima ai desideri dei potenziali aderenti alla previdenza integrativa

Quando si chiede quale caratteristica dovrebbe avere un prodotto di previdenza integrativa ideale emerge chiaramente l’esigenza di prestare attenzione ai costi. Chiamati a scegliere tra quattro caratteristiche proposte (le più note), gli investitori hanno infatti indicato “Costo basso” al primo posto, “Alto rendimento” al secondo e “Agevolazioni fiscali” al terzo. Solo chi è prossimo alla pensione (fascia 51-65) ha posto in cima alla classifica la fiscalità.

Ma emerge un’esigenza ancora più interessante in seguito alla richiesta di indicare in modo del tutto spontaneo le caratteristiche che dovrebbe avere un prodotto previdenziale: la trasparenza è al primo posto su 25 caratteristiche indicate complessivamente. Ben il 70% dei rispondenti ha infatti assegnato alla voce “Trasparenza nelle condizioni, nei costi, nei rendimenti, nel sottostante dell’investimento” un punteggio di 7 su 7. La maggioranza degli investitori si aspetta che un piano di previdenza integrativa sia quindi, prima di tutto, trasparente e chiaro nel funzionamento e nei costi. Altra qualità interessante auspicata dalla maggioranza, precisamente dal 51% dei rispondenti, è il Monitoraggio semplice e online dell’investimento con un punteggio di 7 su 7; si sale al 55% tra gli under 35 e addirittura al 64% tra le donne, presumibilmente più oculate e più desiderose degli uomini di essere in controllo dei propri investimenti.

Consulente: affidabile e semplice da contattare

Entrando nel merito della consulenza finanziaria con obiettivo previdenziale emerge un altro elemento importante: l“Affidabilità del consulente” è al secondo posto (subito dopo la trasparenza) nella classifica delle 25 caratteristiche del prodotto previdenziale ideale indicate spontaneamente dagli investitori; il 61% dei rispondenti le ha assegnato infatti un punteggio di 7 su 7 e ben l’87% un punteggio pari o superiore a 6 su 7. Chiamati a classificare più precisamente le caratteristiche ideali della consulenza che vorrebbero ricevere, gli investitori hanno indicato come prioritarie la “Competenza” e la “Disponibilità di un canale attivo di comunicazione col consulente”, a conferma, quest’ultima, del bisogno diffuso di contattare con facilità l’esperto a cui si affidano i propri risparmi.

I principali blocchi all’attivazione: riconducono tutti alla conoscenza

Conoscere come funziona la previdenza integrativa aiuta a valutare i prodotti e quindi a scegliere se attivare o meno un piano previdenziale ma il 49% dei rispondenti ha dichiarato di sentirsi bloccato proprio dalle “Difficoltà nella valutazione della validità del piano pensionistico” (punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7). Se non lo capisco lo evito: fra chi decide di non attivare un piano pensionistico, alla base c’è spesso un problema di intellegibilità dell’offerta, a maggior ragione quando ci si trova di fronte a un’offerta così vasta e complessa come quella attuale. Dal sondaggio emerge infatti che la previdenza integrativa è ancora percepita come una sorta di black box: oltre al blocco già citato, in cima alla classifica dei 38 elementi che bloccano l’attivazione di un piano pensionistico ci sono la “molteplicità delle variabili che rende oggettivamente difficile fare stime precise su tempi, importi e impatti futuri” (il 59% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7), il “Timore che ci siano costi nascosti” (il 49% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7) e, più in generale, la “Scarsa conoscenza sul funzionamento della previdenza complementare” (il 45% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7).

Pubblico vs privato

Nonostante tutto, il 90% degli investitori mostra una certa fiducia nella previdenza integrativa. Non si può certo affermare lo stesso della previdenza pubblica: il timore di cambiamenti legislativi la rende percettivamente inaffidabile, è al secondo posto tra i quattro fattori di blocco proposti e raggiunge il primo posto per le donne e tra chi lavora (fascia 36-65enni). Anche l’esiguità dell’importo Inps è ormai arcinota tanto che il panel non nutre grandi speranze a riguardo: il 76% ha assegnato alla voce: “Perché mi basterà la pensione INPS” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7 e il 74% ha anche assegnato alla voce “Perché l’INPS è affidabile e fino ad ora ha funzionato” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7 (nella fascia d’età over 65 la medesima percentuale scende al 52%), così come il 77% dei rispondenti ha assegnato alla voce “Perché sono un’idealista e vorrei che lo Stato se ne prendesse carico” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7.

Il pigro è d’ostacolo a se stesso (soprattutto se è giovane)

Preso atto del fatto che la previdenza integrativa, a determinate condizioni, sia la scelta corretta per buona parte degli investitori intervistati, quali sono i fattori emotivi che poi però, alla fine, portano a de-prioritizzare questo tipo di pianificazione e a non agire? Possiamo dire che gli italiani sono, dal punto di vista finanziario, un popolo di presentisti. Tra quattro elementi (noti) proposti, il 36% dei rispondenti ha indicato “Perché è troppo distante nel tempo” come motivo principale. I più pigri ad attivare un piano pensionistico sembrano essere i giovani e gli anziani: il 55% degli under 35 ha assegnato alla voce “Pigrizia” un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7, contro il 36% dei 51-65enni.

Previdenza complementare sì, a patto che… Le sfide del sistema

Nella parte conclusiva del sondaggio gli intervistati si riconoscono disposti a sottoscrivere un piano di previdenza complementare a condizione che si verifichino una o più condizioni tra quelle che seguono: il 26% vorrebbe prodotti dalle caratteristiche più attraenti, il 15% preferisce aspettare di avere più liquidità a disposizioneil 12% auspica maggiori incentivi alla previdenza integrativa da parte dello Stato, il 9% sente la necessità di ricevere maggiori spiegazioni sull’utilità di un piano previdenziale integrativo. L’appello alla trasparenza, all’attenzione ai costi, alla competenza e all’accessibilità del consulente, è una sfida che l’industria del risparmio deve raccogliere per salvaguardare e accrescere il benessere delle famiglie italiane.

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