Credito bancario, l’anello del potere passa di mano
Il nuovo credito bancario ha un nuovo “padrone”: grandi o piccoli fondi specializzati. Come l’anello del famoso romanzo di Tolkien, la prezioso tesoro fugge la mano delle banche. Il processo, riportato da Affari e Finanza, è effetto della constante politica di debancarizzazione dell’economia italiana.
“Un po’ per l’azione di sostegno del governo, che nella pandemia è subentrato generosamente nel rischio di credito degli istituti, portando a 500 miliardi di euro la sua esposizione finanziaria, dato con cui si erge a primo “banchiere” del Paese. Un po’ per l’incessante espulsione di crediti deteriorati dai bilanci, che anche nel 2021 proseguirà per circa 45 miliardi di euro, rispettando la tabella di marcia avviata nel 2016, quando l’avvento del bail in iniziò a dispiegare gli effetti della vigilanza unica europea. Un po’, in aggiunta, per i crescenti vincoli regolamentari che affliggono il credito bancario, e sempre più hanno l’effetto collaterale di disincentivare l’esercizio del credito da parte degli storici titolari, a vantaggio di operatori nuovi e più agili, che trovano conveniente erogarlo laddove le banche se ne ritirano” scrive l’inserto economico di Repubblica.
È un po’ il modello che i francesi sviluppano da una dozzina d’anni, e che Credit Agricole ha “ribaltato” rispetto al tradizionale approccio: dall’originate to distribute, in cui la banca eroga il finanziamento e poi va a sindacarlo sul mercato, a un distribute to originate, in cui gli investitori di Amundi Sgr (sempre parte del gruppo della Banque verte) sottoscrivono fondi di credito poi veicolati sui prenditori della banca, che si tiene la parte a breve di quei crediti e incassa la commissione.
Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nel tuo Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!